L’unità indipendentista è un «mito», una «liturgia», un «ghetto». Una riflessione di Cristiano Sabino

23 Austu 2013
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(IlMinuto) – Cagliari, 23 agosto – L’unità indipendentista è un «mito», una «liturgia», un «ghetto». Chi ha detto queste parole? Qualche acerrimo nemico del progetto indipendentista? Nossignori, risposta errata! Da qualche tempo a questa parte sono proprio i leader storici dell’indipendentismo che stanno smantellando l’idea che sia necessario costruire un fronte unito e compatto dell’indipendentismo per seguire altre strategie. Perché avviene questo? Autolesionismo gratuito? Ironia della storia? Follia generale? O siamo forse noi che non cogliamo le sottili strategie dei signori leader indipendentisti?

Da quando il signor Sedda ha sentito il bisogno di lanciare la prima grande crociata contro la bandiera sarda sono passati 10 anni. Era impossibile parlare di qualunque argomento, perché prima che si aprisse bocca subito venivi fulminato da lapidarie sentenze: “e no, se non giuri sull’albero deradicato io con te non parlo”; “no guarda, innanzitutto prima devi giurare sulla fede della nonviolenza gandhiana”, ecc.. Sono stati gli anni del «non sardismo», del «non nazionalismo», dell’ «indipendentismo moderno». Alla fine della fiera, quel personaggio, dopo aver superato il guinnes dei primati delle scissioni (tre in 10 anni) e averne spaccati addirittura due in meno di un anno, è finito tra le braccia del peggiore sardismo possibile (quello democristiano e trasformista di Maninchedda) e del nazionalismo italiano (allo stesso tavolo di chi come bandiera ha il tricolore italiano trasformato in consonanti). Alla faccia del non-sardismo e del non-nazionalismo! Se questo è l’indipendentismo moderno allora forse è meglio ritornare a s’antiga!

A parte gli scherzi quella di Sedda è una storia davvero sintomantica della stoffa di chi avrebbe dovuto ridare lustro al progetto indipendentista rimodernandolo dalle fondamenta, depurandone le scorie passatiste e da folklorismo di maniera. Ma che fanno gli altri indipendentisti? Ci si guarda in faccia onestamente cercando di rimediare agli errori di questi anni per ricompattare le migliaia di persone che vogliono una repubblica indipendente, realmente sovrana, giusta socialmente e ricca materialmente e culturalmente sotto un unico programma che sbaragli i partiti colonialisti? Niente affatto, ognuno persegue la direttiva del proprio orticello, discutendo ogni probabile o improbabile alleanza con altri soggetti politici, (all’appello dei potenziali partner mancano per ora solo il movimento monarchico e Casa Pound), tranne che con gli altri movimenti fondati sul diritto all’autodeterminazione della nazione sarda. Singolare no? Mentre lo stato italiano spreme la nostra terra come un limone e svende le ricchezze che dovrebbero essere patrimonio esclusivo della nostra nazione, molti dirigenti indipendentisti, invece di fare fronte unito pensano ad accreditarsi alla corte dei partiti italiani e delle loro notorie stampelle clientelari.

Bandiera bianca quindi? Ci mancherebbe altro! Chi conosce la storia delle lotte di liberazione nazionale sa benissimo che in nessuna parte del mondo i movimenti indipendentisti sono stati felicemente unitari, come avviene nelle favole dove i buoni lottano compatti contro i cattivi e alla fine vincono. C’è stato sempre chi ad un certo punto ha gettato la spugna, per stanchezza o convenienza e c’è chi ha rialzato la bandiera dell’unità patriottica e della lotta fino alla vittoria. Eccoci qui. Fra pochi mesi ci saranno le elezioni sarde. In giro ci sono molti liquidatori e maghi della comunicazione che cercheranno di farvi ritenere normale quello che fino ad ieri vi hanno dimostrato assurdo e insensato. E poi ci sono gli indipendentisti, quelli che vogliono continuare a lottare e che pensano che nel palazzo della Regione ci entreranno da sardi liberi e non travisati da italiani e sotto tutela!

Gli indipendentisti liberi si incontreranno a Ghilarza il prossimo 8 settembre a ragionare insieme e a decidere, paritariamente e a microfono aperto, come espugnare il palazzo della Regione per iniziare a scrivere la nostra storia! A questo punto è solo questione di libera scelta. Tu da che parte hai scelto di stare?

Cristiano Sabino

Fotografia di Alessio Niccolai
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