"In Sardegna si preparano le guerre del futuro". Intervista a Campus, l'autore di "Il pettine senza denti", romanzo di denuncia su Quirra e sulle vittime dell'uranio impoverito

24 Dicembre 2009
(IlMinuto) – Cagliari, 24 dicembre - "Cosa possono fare le parole?". Eugenio Campus, scrittore nato a Mardulizzi in Calabria da genitori "allontanati dalla Sardegna per le idee rivoluzionarie di matrice marxista-leninista", laureato in Filosofia, è un convinto sostenitore del potere delle "parole", di un'idea di rivoluzione "fatta con il pensiero e non con i moti popolari". Convinzione profonda che ha spinto Campus a scrivere "Il pettine senza denti" (Applidea, 2008): romanzo di inchiesta e di denuncia sociale sulle attività militari che si svolgono nel Poligono interforze del Salto di Quirra e sugli effetti della sperimentazioni di armi all'uranio impoverito nell'area. Sperimentazioni che - secondo la denuncia di Mariella Cao del Comitato Gettiamo le Basi - hanno mietuto 70 vittime, fra militari e civili, nella sola area coinvolta, in modo diretto o indiretto, dalle esercitazioni del Poligono. Area parte della Regione più militarizzata d'Italia: l'Isola in cui Campus ha comunque deciso di fare ritorno circa quindici anni fa.

Perché il ritorno in Sardegna?





Si sa che la nostalgia tende a mitizzare la terra d’origine, e si è disposti a tornare nella convinzione che il gusto di respirare l’aria di casa superi i disagi prodotti dall’insularità, per usare un termine gentile. Forse sarebbe meglio chiamarla incapacità cronica della Sardegna di rendersi competitiva… Sembra che il ruolo di subalterno ce lo trasmettiamo con il dna. Comunque sono tornato quindici anni fa perché la Sardegna mi mancava troppo, con l’idea di poter continuare qui il lavoro che facevo a Roma, sapendo che qualche difficoltà in più l’avrei incontrata. Infatti ci sono state e ci sono ancora, non mi sbagliavo, ma non mi pento. Niente paga di più della serenità di una meta raggiunta, e per i sardi che stanno fuori la meta è quasi sempre quella del ritorno a casa. Il resto sono piccole increspature della vita quotidiana.



Nel 2008 sono stati pubblicati due romanzi d'inchiesta sugli effetti delle sperimentazioni militari nel Salto di Quirra: il suo "Pettine senza denti" e "Perdas de Fogu" di Massimo Carlotto e Mama Sabot. Quale può essere il contributo della letteratura nel denunciare la questione dell'uranio impoverito e della militarizzazione dell'Isola?

Sono convinto che il meccanismo di diffusione di un pensiero attraverso la letteratura sia il più efficace possibile, a prescindere dalla natura del pensiero stesso, che può essere una descrizione introspettiva in cui si riconosce il lettore o la denuncia di un fenomeno che passa inosservato per la distrazione del vivere quotidiano che ruba tutto il tempo alla riflessione. Siamo sommersi da informazioni che ci vengono proposte da tutti i mezzi multimediali, dalla carta alla tv, la radio e internet, e hanno una vita brevissima, il tempo di farsi cancellare dalla successiva. Rimangono in memoria solo quelle più sensazionali, che non vuol dire più importanti o più gravi. I romanzi, al contrario, durano nel tempo e rimangono in testa per un po’, se appassionano vengono consigliati, fanno pensare e discutere, spingono l’argomento verso i media e amplificano l’attenzione. Questo può essere il modo affinché tutti possano sapere le condizioni in cui si trovano i sardi che vivono nelle aree interessate dai poligoni militari, perché si ammalano e muoiono, quanto può essere rischioso mangiare la frutta di quelle terre o il formaggio delle pecore che pascolano dentro i poligoni. E forse così si riesce a sollevare quel tanto di malcontento che costringe i militari a fermarsi e bonificare. Finora hanno giocato sui numeri, troppo pochi a lamentarsi, piccolo il rischio economico. Non dimentichiamo che alla base c’è sempre il solito interesse economico: la guerra è un servizio che viene pagato molto bene, e si vende con tutti gli accessori, poligoni compresi. Ma segue le regole del mercato.



"Cosa possono fare le parole?" Può, nella Sardegna del 2009, la letteratura di denuncia contribuire a sviluppare una nuova coscienza politica e sociale o cattura solamente l'attenzione di un pubblico già consapevole?

È qui la differenza tra informazione e romanzi di denuncia: il pubblico già consapevole è attento alle informazioni, quello non consapevole, chiamiamolo distratto, quando legge le informazioni le dimentica subito: ci vuole un romanzo che stimoli la discussione attraverso incontri, presentazioni, dibattiti, come quello che ho fatto a Milano con Franca Rame, Dario Fo e tutti i principali attori della vicenda uranio impoverito; ma un romanzo di denuncia deve spingere soprattutto a compiere riflessioni profonde, interiori, dove le domande vengono rivolte a se stessi, senza cercare risposte negli articoli dei giornali. È un meccanismo che attraverso il ragionamento può destare le coscienze e generare una forza democratica in grado di sovvertire lo stato di rassegnazione della maggioranza dei sardi.



Un altro mondo è, ancora, possibile?

Non solo è possibile, ma è facile arrivarci. Facile e veloce, e non è utopia. La rivoluzione moderna è quella fatta con il pensiero, non con i moti popolari: il pensiero oggi corre veloce, parte dalla presa di coscienza che si raggiunge con l’informazione e va poi ad aggregarsi formando entità virtuali numericamente importanti; quando il numero è davvero elevato subentra il principio della democrazia, che grazie alla trasparenza imposta da internet può imporsi su qualunque potere arroccato nella difesa dei propri privilegi. E il vantaggio di internet è che ti obbliga a un confronto libero, e questo annulla ogni iniziativa demagogica. Non per niente l’economia moderna non è più basata sullo scambio di merci ma sullo scambio di informazioni.





L'esordio "Anima Mediterranea" è stato pubblicato nel 2004. "Il pettine senza denti" è del 2008. Dovremo attendere il 2012 per il prossimo romanzo? La prossima opera sarà ancora ambientata in Sardegna? Sarà un romanzo di denuncia?



Sto scrivendo un romanzo che spero di finire e pubblicare entro la fine del prossimo anno. È una storia che prende spunto da esperienze personali, come nei precedenti romanzi, ed è ambientata in diversi luoghi che offrono splendidi contesti per le descrizioni, come l’Africa e in contrapposizione la città di Milano, due ottime cornici per rivelare i limiti della società occidentale. Ma il romanzo conterrà comunque una denuncia, ancora su cosa succede in Sardegna, o meglio, su cosa vogliono far succedere in Sardegna, forti della convinzione tanto diffusa quanto bugiarda che le guerre sono necessarie all’umanità per raggiungere la pace. E dove le prepariamo le guerre del futuro? Ma in Sardegna naturalmente!



Per saperne di più: www.eugeniocampus.it

S.P.
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