La Sardegna dalle "mille energie"

7 Giugno 2013
Image
mille-energie-283x300.jpg
(IlMinuto) - Cagliari, 7 giugno - Galsi, Progetto Eleonora, Progetto Cuglieri, fotovoltaico di Narbolia, Progetto Igia e Siliqua, i termovalorizzatori della Scala Erre nel Sassarese, l'eolico nel parco archeologico di Monte Sirai, il termodinamico di Campo Giavesu nel territorio di Cossoine e Giave, quello dell'area compresa tra Guspini e Gonnosfanadiga, l'inceneritore di Tossilo, quello di Buddusò, quello di Scala di Giocca, il progetto chimica verde, la discarica di rifiuti industriali in località Pranu Mannu a Decimomannu. E' la Sardegna delle mille risorse, l'isola d'oro dai mille impieghi. Che siano positivi o meno per il territorio e per il suo popolo poco importa a coloro che "abitano" la stanza dei bottoni. Quasi si trattasse di una terra di nessuno, la Sardegna sembra essere sempre più solo un mezzo per far soldi. Viene spontaneo chiedersi: a vantaggio di chi? Sul tema interviene Progetu Repùblica sostenendo che quella a cui assistiamo è una "nuova corsa all'accaparramento della terra in nome del green e dell'energia". Una gara che ha visto proliferare - si precisa in una nota firmata da Simone Lisci, Responsabile Politico Progretu Rèpùblica Campidanu 'e Mesu e da Nicola Putzu Cadoni, Coordinatore Lab Energia di Progetu Repùblica - "di parchi eolici e fotovoltaici che lasciano alle comunità oltre alla modifica del paesaggio, spesso deturpato, solamente una percentuale irrisoria dei profitti generati sul territorio, stimati in alcuni casi anche al di sotto del 2%". Investimenti? No. Il documento prosegue: "Noi indipendentisti abbiamo sempre chiamato queste attività coi nomi che meritano: furto e speculazione". Più volte e da più parti accusati d'essere contro le rinnovabili, gli indipendentisti sottolineano di chiedere ed aver sempre chiesto solo un piano energetico e un progetto pubblico per la produzione di energie alternative, dove "l'attore principale sia la Sardegna e in cui gli eventuali profitti siano equamente suddivisi col territorio". Ma la storia della terra sarda è ben diversa, è una storia che vede la totale sudditanza energetica dell'isola. Oggi - si precisa nella nota redatta da Progetu Repùblica - assistiamo al "proliferare di nuovi business sempre più aggressivi e con impatti sempre più elevati sull'ecostistema, che partono dalle richieste per trivellazioni esplorative per la ricerca di idrocarburi e arrivano alle recenti richieste per l'installazione di centrali termodinamiche progettate sempre in terreni agricoli pianeggianti". Non dovremmo stupirci, e invece ogni volta ci meravigliamo di fronte a storie sempre nuove e sempre uguali, le cui protagoniste sono la Sardegna e le sue mille energie. Arriva così anche la storia del termodinamico che interessa le aree comprese tra i comuni di Guspini e Gonnosfanadiga. Proponente la società italiana Energogreen Renewables Srl, che lo scorso gennaio ha presentato uno studio di Impatto Ambientale negli uffici della Ras preposti alle valutazioni. Il progetto è quello di sfruttare 200 ettari di territorio del Medio Campidano dandogli un "valore aggiunto" attraverso la "coltivazione" di collettori parabolici per produrre energia elettrica. Peccato che i proprietari dei terreni classificati come Zone E - Zone agricole non siano affatto convinti di questa nuova e redditizia "coltura" e si mostrino irremovibili davanti alle proposte di cessione alla società, che invece, da parte sua, non molla la preda, e minaccia di voler usare anche maniere forti mettendo in pratica la democratica, si fa per dire, "espropriazione", di cui si fa esplicita menzione nei documenti presentati in Regione. Progetti calati dall'alto, che rimandano a scelte di programmazione energetica che non piacciono affatto a Progetu Repùblica, che sottolinea: "La nostra politica è decisamente a favore della produzione elettrica da fonti rinnovabili ma nello stesso tempo propone di farlo con l'utilizzo delle aree già compromesse dal punto di vista ambientale (tetti di edifici e capannoni, aree industriali dismesse, discariche etc.). Quindi diciamo convintamente no al consumo di suolo che ci viene continuamente propinato in zone fertili a prevalente vocazione agricola".

S.P.

Fotografia di Marcello Maia. Fonte Flickr
© RIPRODUZIONE RISERVATA