Lettera ai ragazzi e alle ragazze del M&B

20 Dicembre 2013

Pochi giorni fa ho appreso che molti miei, più o meno, coetanei hanno ricevuto una email direttamente dal presidente della "Regione" Sardegna, Ugo Cappellacci. Che sarà accaduto mai? - mi son chiesto.

Destinatari: chi ha partecipato in questi anni al programma Master and Back, il noto e discusso programma della RAS che finanziava l'istruzione post-universitaria e la formazione d'eccellenza (in Italia e in altri paesi) dei giovani sardi e, contemporaneamente, puntava al rientro e all'inserimento professionale. Nello specifico si invita a far "conoscere il Suo giudizio, secondo la Sua personale esperienza, in particolare indicando il tipo percorso realizzato, la possibilità di ripeterlo, gli eventuali suggerimenti e le osservazioni per migliorarne modalità e contenuti, che potrà inviare a quest’ufficio di presidenza, al seguente indirizzo mail: presidenza@regione.sardegna.it. Con viva cordialità".

Mi prendo alcuni minuti per controllare meglio, bevo un caffè, fumo una sigaretta e la notizia è ancora lì sullo schermo. In pratica, è tutto vero.

È necessario fare un piccolo passo indietro sino a luglio 2011, quando scelsi proprio il M&B come caso di studio per la mia tesi di laurea in Economia e Politiche Pubbliche. Volevo dare un contributo alla mia terra analizzando e applicando quanto appreso su un programma particolamente noto, mai valutato prima (nonostante fosse a regime da quasi 7 anni con circa 180 milioni di euro investiti) e oggetto di vicende a dir poco controverse.Così, ligio alla legge, nel novembre 2011 inoltrai una richiesta d'accesso agli atti amministrativi come cittadino sardo e come tesista dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Chiesi all'Agenzia Regionale per il Lavoro – soggetto attuatore del programma - l'accesso alla mailing list dei beneficiari, possibilmente suddivisa per anno di partecipazione. L'idea era piuttosto ambiziosa: poter inviare ai beneficiari dei questionari specifici costruiti con i crismi della ricerca sociale, creando così un robusto database del programma. Su questo si sarebbero poi applicati i metodi quantitativi appresi, al fine di verificare empiricamente alcune delle considerazioni teoriche sulla sua attuazione e, al contempo, gli effetti reali del programma. Mi premeva valutare un programma pubblico del quale si sentiva un po' di tutto, spesso anche luoghi comuni, perché nella valutazione i primi a cadere sono proprio i luoghi comuni; in questo caso quello classico è: "bella idea, ma gestita male".

Dopo 30 giorni dalla mia richiesta, secondo la Legge 241/1990 che regola l'accesso agli atti amministrativi, la risposta dell'Agenzia fu negativa.

Ciò che oggi mi indigna maggiormente, per usare un eufemismo, è che durante la campagna elettorale vengano fuori slanci di preoccupazione e di presunta buona gestione con il presidente della RAS in persona che raccoglie, e presumiamo legga, migliaia di osservazioni che arriverebbero se gli studenti rispondessero al suo invito. Slanci valutativi mai avuti prima, come dimostra il fatto che nel momento in cui si è voluta intraprendere una valutazione seria è mancata la materia prima per ogni "ricercatore": i dati di prima mano. Non è una cosa da poco, e chi si è trovato a battagliare con Agenzie e Enti in relazione a ricerche, tesi e quant'altro sa quanto sia difficile lavorare in simili condizioni. Quindi, la prima cosa da dire in merito a simili trovate è che queste, semplicemente, non sono valutazioni. Non mirano ad un miglioramento reale, ma solo ad un imbonimento pre-elettorale. E' puro marketing politico. In secondo luogo, ed è l'aspetto più grave, riscontriamo che la legge è uguale per tutti, ma per alcuni è più uguale che per altri...

Da studente, tesista e cittadino sardo, non ho ottenuto dei dati con motivazioni basate sull'ambigua L. 241/1990 la quale, spesse volte, pone al riparo la politica da una reale trasparenza e dalla valutazione dei programmi pubblici. Per quale astrusa ragione la privacy e le altre ragioni del diniego non valgono se quelle informazioni sono ad uso e consumo della campagna elettorale o degli "studi valutativi" del signor Ugo Cappellacci? Il signore è, ahinoi, presidente della RAS, ma va ricordato a tutti i sardi che ancora accettano prese in giro simili, allo Stato italiano e ai suoi partiti, che Ugo Cappellacci non è proprietario degli enti strumentali della RAS. Non è un Re. Non ha titolo per fare ciò che ha fatto e questo sconvolge i confini tra politica e amministrazione. Per intenderci: al fine di ottenere simili dati Ugo Cappellacci dovrebbe seguire le stesse procedure che il sottoscritto e molti altri seguono, ricevendo, coerentemente, lo stesso risultato: il diniego.

Questo è molto grave e veicola ancor più una forte ignoranza in materia. La stessa ignoranza radicata nella società che permette a simili personaggi di fare il bello e il cattivo tempo, al di sopra della legge, come se non bastasse quanto, nello specifico, la 241/1990 sia deleteria per il buon funzionamento dell'amministrazione pubblica.

Invito le migliaia di ragazz* che hanno ricevuto la mail a non rispondere in alcun modo a quell'indirizzo di presidenza. Al limite intasino la mail dell'Agenzia Regionale per il Lavoro per mostrare il loro disappunto.Ugo Cappellacci non è il proprietario della Sardegna: rispondendo a quell'invito melenso state solo legittimando l'arroganza, l'ignoranza e l'opportunismo.

Luigi Piga

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