"Crash": intervista a Daniela Piras
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(IlMinuto) – Cagliari, 3 febbraio - Sassarese e laureata in Scienze della comunicazione e giornalismo, Daniela Piras è l'autrice di "Crash", raccolta di racconti recentemente pubblicata per Marco del Bucchia editore che ha la crisi come tema centrale. Daniela Piras ha già alle sue spalle un'opera di poesie e racconti intitolata "Parole sugli alberi "(2011) e il romanzo "Village"(2013). Oggi la Redazione de IlMinuto notizie Mediterranee ha deciso di incontrarla per porle qualche domanda sul nuovo lavoro presente in libreria da qualche settimana.
"Crash", il titolo della raccolta, che cosa significa?
"Crash" riesce a rappresentare bene ciò di cui parla il libro, che esprime il senso di rottura di equilibri, lo scollamento della società, il senso di implosione e di esplosione. Implosione interna ai protagonisti dei racconti, i quali non riescono più a somatizzare certe situazioni, ed esplosione come conseguenza esterna di questi strappi.
Il suono della parola, poi, è onomatopeico e rende bene il senso dello sfaldamento di cui le storie parlano.
Infine, ma non ultimo per importanza, crash fa parte anche del linguaggio fumettistico e, visto quello che capita ai protagonisti del libro, mi sembrava calzasse a pennello.
Dai suoi racconti si evince che le è caro il tema del degrado della sua città. Me ne parli.Il degrado di cui parlo è piuttosto evidente. Nello specifico parlo di Sassari, ma certe situazioni potrebbero rappresentare bene qualunque media città di provincia italiana.
Sassari ha una storia importante e, purtroppo, non viene valorizzata né dal punto di vista urbanistico né storico. Ci sono scorci molto belli che sono quasi impercettibili, perché non accuratamente messi in evidenza, quasi nascosti. Ciò che invece cattura lo sguardo sono le devastazioni architettoniche causate dalla speculazione edilizia degli anni ’60 e ‘70, che hanno portato al quadro attuale: palazzoni orrendi che si alternano a ville in stile liberty e edifici che hanno preso il posto di vere e proprie opere artistiche, come nel caso del palazzo della Banca di Sassari, in Viale Italia.
Un esempio su tutti: in uno dei miei racconti ironizzo sul fatto (anche se ci sarebbe ben poco da ironizzare) che sulle antiche mura, di enorme importanza storica, hanno addirittura costruito delle abitazioni.
In tutti gli 11 racconti si parla di disoccupazione, politica corrotta e si legge un forte senso di disillusione nei protagonisti. Qual è il suo pensiero a riguardo?
Nei racconti si parla di disoccupazione e crisi economica, ma non solo. Si parte dalla crisi per arrivare a toccare campi molto personali e intimi, come quello sentimentale. I protagonisti delle storie sono molto diversi tra loro, hanno modi differenti di affrontare le difficoltà che incontrano e cercano di trovare una via d’uscita, spesso in maniera insolita.
La corruzione della politica viene trattata in maniera piuttosto marginale, in realtà possiamo dire che è implicita nelle storie. Mi chiederà: in che senso è implicita? Nel senso che la situazione che viviamo oggi è causata da decisioni prese in piani politici posti così in alto da essere collocati idealmente quasi in un universo a parte.
Io ho cercato di ironizzare su qualcosa che è tutt’altro che allegro proprio perché quello che volevo comunicare era la capacità dei protagonisti di non soccombere.
In tutti i racconti, infatti, c’è un punto di svolta che serve a far reagire e a far prendere piena consapevolezza di quanto si sta vivendo. L’ironia, infatti, contrasta la disillusione dei protagonisti.
Il mio pensiero è che solo chi avrà la capacità di non perdere le illusioni, la forza e la voglia di ridere sarà in grado di andare avanti e di uscire più forte da questo periodo di stagnazione.
Per quale motivo un lettore dovrebbe acquistare il suo libro?
Per me scrivere questo libro è stato un po’ come frugare nella vita degli altri.
Attraverso i protagonisti delle undici storie ho cercato di descrivere situazioni paradossali, senza imporre morali e sdrammatizzandole con una risata. Si tratta però sempre di situazioni non così distanti dalla realtà e da quello che la cronaca ci racconta. Spero di essere riuscita nello scopo di offrire al pubblico degli spunti di riflessione sull’attuale situazione economica e su ciò che viene affrontato tutti i giorni da chi non ha un lavoro e da chi lo vede messo a rischio, cercando di creare una sorta di empatia tra il lettore e gli strani personaggi del libro.
T.S.
"Crash", il titolo della raccolta, che cosa significa?
"Crash" riesce a rappresentare bene ciò di cui parla il libro, che esprime il senso di rottura di equilibri, lo scollamento della società, il senso di implosione e di esplosione. Implosione interna ai protagonisti dei racconti, i quali non riescono più a somatizzare certe situazioni, ed esplosione come conseguenza esterna di questi strappi.
Il suono della parola, poi, è onomatopeico e rende bene il senso dello sfaldamento di cui le storie parlano.
Infine, ma non ultimo per importanza, crash fa parte anche del linguaggio fumettistico e, visto quello che capita ai protagonisti del libro, mi sembrava calzasse a pennello.
Dai suoi racconti si evince che le è caro il tema del degrado della sua città. Me ne parli.Il degrado di cui parlo è piuttosto evidente. Nello specifico parlo di Sassari, ma certe situazioni potrebbero rappresentare bene qualunque media città di provincia italiana.
Sassari ha una storia importante e, purtroppo, non viene valorizzata né dal punto di vista urbanistico né storico. Ci sono scorci molto belli che sono quasi impercettibili, perché non accuratamente messi in evidenza, quasi nascosti. Ciò che invece cattura lo sguardo sono le devastazioni architettoniche causate dalla speculazione edilizia degli anni ’60 e ‘70, che hanno portato al quadro attuale: palazzoni orrendi che si alternano a ville in stile liberty e edifici che hanno preso il posto di vere e proprie opere artistiche, come nel caso del palazzo della Banca di Sassari, in Viale Italia.
Un esempio su tutti: in uno dei miei racconti ironizzo sul fatto (anche se ci sarebbe ben poco da ironizzare) che sulle antiche mura, di enorme importanza storica, hanno addirittura costruito delle abitazioni.
In tutti gli 11 racconti si parla di disoccupazione, politica corrotta e si legge un forte senso di disillusione nei protagonisti. Qual è il suo pensiero a riguardo?
Nei racconti si parla di disoccupazione e crisi economica, ma non solo. Si parte dalla crisi per arrivare a toccare campi molto personali e intimi, come quello sentimentale. I protagonisti delle storie sono molto diversi tra loro, hanno modi differenti di affrontare le difficoltà che incontrano e cercano di trovare una via d’uscita, spesso in maniera insolita.
La corruzione della politica viene trattata in maniera piuttosto marginale, in realtà possiamo dire che è implicita nelle storie. Mi chiederà: in che senso è implicita? Nel senso che la situazione che viviamo oggi è causata da decisioni prese in piani politici posti così in alto da essere collocati idealmente quasi in un universo a parte.
Io ho cercato di ironizzare su qualcosa che è tutt’altro che allegro proprio perché quello che volevo comunicare era la capacità dei protagonisti di non soccombere.
In tutti i racconti, infatti, c’è un punto di svolta che serve a far reagire e a far prendere piena consapevolezza di quanto si sta vivendo. L’ironia, infatti, contrasta la disillusione dei protagonisti.
Il mio pensiero è che solo chi avrà la capacità di non perdere le illusioni, la forza e la voglia di ridere sarà in grado di andare avanti e di uscire più forte da questo periodo di stagnazione.
Per quale motivo un lettore dovrebbe acquistare il suo libro?
Per me scrivere questo libro è stato un po’ come frugare nella vita degli altri.
Attraverso i protagonisti delle undici storie ho cercato di descrivere situazioni paradossali, senza imporre morali e sdrammatizzandole con una risata. Si tratta però sempre di situazioni non così distanti dalla realtà e da quello che la cronaca ci racconta. Spero di essere riuscita nello scopo di offrire al pubblico degli spunti di riflessione sull’attuale situazione economica e su ciò che viene affrontato tutti i giorni da chi non ha un lavoro e da chi lo vede messo a rischio, cercando di creare una sorta di empatia tra il lettore e gli strani personaggi del libro.
T.S.
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