Birre di Sardegna. Il marchio 4 Mori ci apre le porte del settimo paradiso

23 Luglio 2020
birre 4 mori

“Birre di Sardegna” giunge oggi al suo settimo appuntamento con un'intervista ai mastri birrai del brand 4 Mori. Incastonato tra natura e storia, il birrificio 4 Mori si trova a Montevecchio, all'interno del Parco Geominerario della Sardegna. Ad aprirci le porte del “settimo paradiso isolano” è Antonio Zanda, che ci racconta la storia delle sue produzioni, nate all'insegna della ricerca costante di materie prime naturali e di altissima qualità, selezionate con cura e originali.

4 Mori: quando e come è nata l’idea di un birrificio artigianale?

L'idea è nata trasformando la curiosità e la passione di due amici per la storia delle produzioni artigiane legate alla birra. Dopo aver condiviso diverse esperienze lavorative, due colleghi decidono di trasformare questa passione comune in un' idea imprenditoriale. Il Birrificio 4 Mori arriva proprio combinando le nostre competenze nel settore della consulenza e creazione di impresa con le conoscenze maturate coltivando questa nostra passione. Il risultato è una birra con una connotazione fortemente legata al suo luogo di produzione, che ne esprime tutti i caratteri e le peculiarità.

Il nostro progetto è nato tredici anni fa e solo oggi possiamo dire che si sono create le condizioni per poter realizzare un investimento importante. La nostra, considerati i tempi, è stata una scelta di coraggio. Questo conferma la nostra determinazione. In più, nel tempo si sono aggiunti due nuovi soci che condividono con noi questa avventura aumentando il livello delle competenze e rafforzando gli stimoli a far crescere l’iniziativa.

Ci raccontate i primi passi fatti dalla vostra produzione birraia?

Fin dal principio abbiamo subito mirato a produrre una birra molto bevibile, che potesse essere apprezzata non solo dagli esperti di settore ma da tutti. Così è nata la nostra prima birra, la Bionda, una Lager classica con una gradazione alcolica al 5%, una gradevole naturale frizzantezza e una delicata luppolatura.

Nel corso del tempo abbiamo sempre riservato una grande attenzione alla scelta e all’impiego delle materie prime, punto di forza della produzione. Per fare un esempio, per la ricerca della migliore acqua, ingrediente principale per il nostro prodotto, abbiamo svolto un lavoro certosino di ricerca che ci ha portato a trovare l'acqua con le migliori caratteristiche organolettiche e di qualità per il tipo di birra che volevamo offrire ai nostri clienti. Anche la selezione delle altre materie prime è stata improntata sulla ricerca della più alta qualità, fino ad arrivare a una produzione di altissimo livello garantita e riconoscibile.

C'è da dire che le nostre prime produzioni hanno avuto un riscontro molto positivo che ci ha invogliato a proseguire nel nostro progetto in maniera ancor più determinata. E l’aspetto più confortante è stato quello di aver constatato che la nostra birra è riconosciuta come prodotto di altissima qualità dagli esperti già al primo assaggio.

Poi è stata la volta delle birre Pozzo.

Sì, sono le birre che ci identificano maggiormente. Quelle per le quali viene riconosciuta la nostra etichetta. Sono anche birre che hanno avuto diversi riconoscimenti. Per fare un esempio: la Pozzo 16 è stata eletta birra dell'anno per il 2019.

Da dove viene questo nome?

La parola "Pozzo" vuole ripercorrere idealmente la memoria storica e indicare i pozzi di estrazione della Miniera di Montevecchio.

Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Ci impegneremo a lavorare con passione senza perdere mai di vista la qualità del prodotto. Le nostre priorità sono investire e innovare. Cosa non trascurabile: il nostro progetto può essere definito eco-compatibile e la nostra idea è di continuare a lavorare per un maggiore impiego di energie rinnovabili.

A.C.

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