Il Comitato Nurra lancia l’allarme: «Non chiamatela transizione energetica. Gli speculatori vanno fermati!»
Ricevimo e pubblichiamo integralmente la lettera del Comitato della Nurra
L’argomento è di quelli che divide, ma una cosa è certa, in Sardegna il territorio e il paesaggio stanno cambiando a vista d’occhio e non certo in meglio. Basta fare qualche chilometro in auto per rendersene conto: sui crinali di monti e colline un tempo liberi da pressione antropica, oggi si elevano ciclopiche torri eoliche e lungo valli, un tempo coltivate, sempre più spesso il sole non attiva più la fotosintesi delle piante, ma si riflette negli specchi del fotovoltaico. Per alcuni è una straordinaria opportunità di riconversione energetica da accogliere a braccia aperte, per altri la risposta sbagliata all’innegabile esigenza di passare da una produzione energetica da fonti fossili ad una da rinnovabili.
In Sardegna, al 31 dicembre 2023, erano pervenute a Terna 756 richieste di connessione di impianti di produzione elettrica, per una potenza di 55,05 GW. Un’enormità se si pensa che al 2022 la produzione di energia elettrica in Sardegna è stata pari a 12.423 GWh (per una potenza efficiente lorda di 5,09 GW), con un esubero del 39,2% rispetto ai consumi.
Nonostante il raggiungimento degli obiettivi imposti che vedono la Sardegna coprire con le rinnovabili il 42% del proprio fabbisogno, in tutta l’isola sono sorti come funghi vastissimi parchi eolici e fotovoltaici e con essi decine di comitati contrari a quella che sempre più si configura come una “speculazione” o meglio una “colonizzazione” energetica. Le province della Gallura e di Sassari fanno la parte del leone in questa mutazione genetica del territorio sardo, interessate come sono da una richiesta di connessioni per una potenza pari a 25,44 GW, vale a dire oltre 4 volte superiore all’obiettivo per il 2030 di 6 GW da fonti rinnovabili che il Governo centrale si propone
di imporre all’intera isola.
Mentre però in Gallura è attivo da tempo un combattivo comitato, nella Nurra, interessata per ora da 68 progetti per migliaia di ettari, non si era ancora costituito un gruppo di cittadini interessati a fare luce sui costi e sui rischi in termini ambientali, sociali ed economici di un tale modello di
transizione.
Negli ultimi mesi però, raccolti i dati e avviati i primi gruppi di lavoro, «Su Comitadu de sa Nurra» ha elaborato una strategia da presentare alla cittadinanza. Così il prossimo 12 aprile, alle ore 17:30, nella Sala Angioy del Palazzo della Provincia, gli esponenti del Comitato illustreranno ai cittadini il loro punto di vista, le loro proposte e il pacchetto di richieste rivolte alle amministrazioni dei
comuni interessati dalle decine di progetti che – evidenziano i promotori – «continuano ad arrivare senza sosta e senza che ci sia alcun limite».
Gli aspetti tecnici saranno illustrati durante l’incontro ma «Su Comitadu» ha tenuto ad evidenziare il pericolo: «si tratta di progetti spesso presentati da società create ad hoc con sedi fuori dalla Sardegna, in Italia e all’estero, dal capitale sociale irrisorio e nessun dipendente all’attivo. Ciò solleva sospetti e preoccupazioni sulla loro affidabilità e responsabilità».
Oltre lo scintillio di una transizione descritta tutta rose e fiori, dispensatrice di nuove opportunità lavorative, cornucopia energetica a costo zero si intende vedere chiaro, senza per questo mettere in dubbio la necessità di un cambio di rotta rispetto a carbone, gas e fossili in genere: «il problema è quale strada percorrere per arrivare ad avere energia e soprattutto energia elettrica pulita. Quali sono le alternative da perseguire per raggiungere gli obiettivi che sono stati sottoscritti negli innumerevoli Summit internazionali? Riempire indiscriminatamente il territorio di pale e pannelli, distruggendo taciti vincoli di cura millenari instaurati tra Isola e Isolani, non sembra essere la giusta strategia né un prezzo sostenibile per abbattere il costo pur salato delle bollette delle famiglie e i costi energetici delle imprese. Prezzi ormai impazziti che creano solo inflazione ed erodono i risparmi della gente. La strada da percorrere appare dunque quella indicata dalla direttiva U.E. 2018/2001, vale a dire: incentivare autoconsumo e comunità energetiche». Insomma, i promotori del Comitato non hanno dubbi: la soluzione è già in campo, però manca la volontà politica! E anche di questo, ovviamente, si discuterà il prossimo venerdì alle 17.30 nella sala Angioy della Provincia di Sassari