Aias di Decimomannu. La rabbia dell’Associazione dei familiari

19 Fiàrgiu 2016
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(IlMinuto) - Cagliari, 19 febbraio - L’A.S.A.R.P., Associazione Sarda per l’attuazione della Riforma Psichiatrica, fa sentire la sua voce in merito ai fatti avvenuti al secondo piano dell’AIAS di Decimomannu, dove da due anni, per quanto è dato sapere, si verificavano atti di crudeltà inaudita e disumana da parte di alcuni operatori ai danni dei pazienti psichiatrici. In particolare, l’A.S.A.R.P. chiede l’apertura urgente di un’indagine amministrativa nei confronti della suddetta struttura. La Presidente dell’associazione Gisella Trincas fa sapere in una nota che i familiari sardi delle persone con sofferenza mentale esprimono sconcerto e indignazione per quanto accaduto a Decimomannu e si chiedono se la struttura fosse o meno dotata di tutti i requisiti. La Trincas, in una lettera all’Assessore alla Sanità Luigi Arru e al Direttore Generale dell’Assessorato alla Sanità Giuseppe Sechi, chiede “l’apertura urgente di un’inchiesta amministrativa interna al fine di verificare se la struttura AIAS di Decimomannu fosse in possesso di tutti i requisiti strutturali e di personale previsti dalla normativa regionale in merito all’ottenimento delle autorizzazioni al funzionamento e all’accreditamento delle diverse tipologie di servizio presenti nell’edificio sito in Decimomannu”. È da segnalare inoltre la richiesta di risposte da parte delle istituzioni regionali e sanitarie in merito alla vicenda, in quanto ad oggi non sappiamo se le stesse fossero o meno a conoscenza delle deplorevoli pratiche poste in essere dal centro. L’A.S.A.R.P. rivendica infine un’alternativa per i percorsi terapeutici delle persone ospiti del centro. Come recita la nota inviata agli organi di stampa, si chiede di” sapere se, gli uffici competenti dell’Assessorato alla Sanità e della ASL 8, erano a conoscenza dei ripetuti maltrattamenti subiti dalle persone affidate a tali servizi. Per quanto riguarda le persone con disturbo mentale, accolte in tali strutture, chiediamo l’urgente revisione dei loro progetti terapeutici riabilitativi per la ricerca di una alternativa assistenziale che rispetti i diritti umani delle persone”.

T.S.
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