Sciopero sindacati ospedalieri, il sostegno della Rete in difesa della Sanità pubblica

«Una maggiore tutela della Sanità pubblica e delle professionalità, implica provvedimenti sulla crisi strutturale che non può essere risolta a colpi di gettoni d’oro per il personale offerto da cooperative private»
5 Mese de idas 2023
claudia zuncheddu coronavirus

La Rete sarda in Difesa della Sanità pubblica sostiene lo sciopero indetto da sindacati ospedalieri contro le misure contenute nella Legge di bilancio in corso di discussione al Senato. Queste le dichiarazioni della portavoce Claudia Zuncheddu:

«La manovra del governo è insufficiente per risanare il Sistema Sanitario pubblico da tempo falcidiato dai tagli dei servizi e dei diritti del personale sanitario. Una maggiore tutela della Sanità pubblica e delle professionalità, implica provvedimenti sulla crisi strutturale che non può essere risolta a colpi di gettoni d’oro per il personale offerto da cooperative private. I tre miliardi da investire in Sanità non risolveranno i problemi. Sono 2,3 miliardi da destinare al rinnovo contrattuale. I restanti 700 sono diretti alla Sanità privata. E’ un palese trasferimento di risorse dal pubblico al privato, con l’aggravante che i costi per i servizi di emergenza, a partire dai PS, graveranno sul pubblico sempre più stremato. Non si tratta solamente di carenza di risorse per la sanità pubblica, ma di mancati investimenti equi e mirati sulla carenza di personale sanitario. I medici dal sistema sanitario pubblico fuggono all’estero o verso la sanità privata, perché sottopagati e umiliati anche dalla concorrenza di medici privati con guadagni spropositati in ambito pubblico. Non si può garantire l’efficienza dei servizi di medicina di emergenza-urgenza con medici a gettone o attingendoli dai mercati esteri. Gli investimenti dei fondi PNRR, orientati verso le infrastrutture e la tecnologia, rischiano di essere un ulteriore indebitamento inutile e pericoloso se manca il personale. Bisogna investire nelle assunzioni di medici, infermieri, tecnici. Non è solamente una questione economica, ma di qualità e di prestigio delle professioni. La soluzione della crisi sanitaria non può essere il taglio alle pensioni del personale sanitario. Una strategia perdente che non può che incentivare la fuga di professionisti in un momento come questo, di grande carenza. La Sanità pubblica deve essere riorganizzata e potenziata come sistema democratico di assistenza. La professione medica deve tornare ad essere attrattiva. Le risorse pubbliche devono essere trasferite dalla Sanità privata verso quella pubblica e non viceversa. Può essere questo l’inizio per la soluzione della crisi».

 

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