Sulle orme di Geppetto. Piccolo viaggio nel ‘mondo di burattini’ di Federico Coni

25 Settembre 2010
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Continua, fra tradizione e innovazione, il viaggio di Formas nell’Isola alla ricerca dei protagonisti del fare manuale. Questa settimana Il Minuto fa tappa in provincia di Oristano, ad Ales, fra i “pinocchietti” e le altre creazioni in legno del "Maestrodascia" Federico Coni, 31 anni.

Dall'Istituto d'Arte di Oristano alla Laurea in Disegno Industriale–Ecodesign nella Facoltà di Architettura "L. Quaroni" dell’Università La Sapienza". Ci racconta il suo percorso culturale?

Sin da piccolo ho avuto una predilezione per manipolare le cose, per inventare nuove forme, per questo motivo ho scelto di fare l’Istituto d’Arte. Già il nome “maestrodascia” è una storpiatura della licenza di Maestro d’Arte che si consegue al terzo anno dell’istituto d’arte. I primi miei “pinocchietti”, o per lo meno le idee primigenie, nascono proprio durante la scuola. Poi ho deciso di andare all’Università, interrompendo per qualche anno l’attività “manipolatoria”, prendendo l’indirizzo di Ecodesign. Per alcuni versi gli studi universitari mi sono serviti a dare basi più evolute al mio progetto. Ho affinato quelle che erano le mie tecniche di modellazione tridimensionale, e temi come il riuso e il riciclo. Poi ho deciso di rientrare in Sardegna per una questione di appartenenza viscerale alla mia terra.

Quando ha iniziato la sua attività in Sardegna?

I primi lavori, realizzati nel laboratorio di famiglia, sono datati 1993, ma sono molto acerbi. Possiamo dire che ufficialmente i primi “pinocchietti”, quelli che posso chiamare con orgoglio “Pinocchietti di Maestrodascia”, con le caratteristiche facilmente riconoscibili in quelli attuali, nascono nel 1997. Nel 2004 ritorno in pianta stabile ad Ales, il mio paese, e inizia l’avventura del buon Maestrodascia.

Chi sono i suoi più importanti maestri?

Elenco in ordine sparso Jeronimus Bosh, Carlo Collodi, Fortunato Depero, Eugenio Tavolara e Benito Jacovitti.

Ognuno di questi nomi influenza la sua attività. Ci spiega l'apporto di ciascuno sulle sue creazioni?

Dare una risposta a questo quesito è impegnativo. Collodi, per la figura di Pinocchio, a cui sono affezionato sin dall’infanzia, e lo sono tuttora. Bosh per il bagaglio di mostri e personaggi surreali, che ha creato con la sua pittura, che hanno condizionato il mio immaginario. Depero perché è il futurista italiano a cui sono più legato per una questione di forme, colori e intuizioni. Eugenio Tavolara perché un creativo sardo non può pretendere di essere ritenuto tale se non conosce i padri dell'Artigianato Artistico moderno in Sardegna, per i suoi meravigliosi fantocci e figuranti. Jacovitti per la freschezza dei suoi fumetti, per i suoi salami con i piedi e gli altri personaggi che riempivano le pagine di CoccoBill e Pinocchio, oltre il suo “Kamasultra”, fonte di ispirazione per i miei pinocchietti "hard".

Si definisce “non ‘artista’ in senso stretto, bensì umile artigiano con la passione per Pinocchio e il suo mondo di burattini”. Dove nasce la passione, tipica di Geppetto, per la lavorazione del legno?

Mio bisnonno, mio nonno, mio padre sono falegnami, sin da piccolo potevo giocherellare con legnetti e attrezzature da lavoro. Pinocchio mi è sempre piaciuto e da lì il passo è stato una semplice conseguenza del caso.

Qual è la linea sottile che separa l'arte dall'artigianato?

Io mi definisco “umile artigiano” anche perché questa di sicuro non è una professione che fa navigare nell’oro. Perciò teniamoci l’umiltà e facciamo più bella figura! “Artista”… chi si riempie la bocca con questo titolo, pur non essendolo, mi infastidisce tanto, perché con lo stesso termine vengono chiamati pure i burattini da palco di Maria de Filippi! Scherzi a parte, mi trovo bene con la definizione di artigiano, inteso come corporazione, da Arti e Mestieri, da maestranza, che sa fare, e ne sono orgoglioso. Sono un progettista, un designer dei miei pupazzi, dei miei contenitori, in definitiva il termine azzeccato sarebbe “creativo” come c’è scritto sulla mia carta d’identità alla voce “professione”. Insomma, posso anche essere un artista, ma mi piace dichiararmi umile artigiano, faccio artigianato artistico per lavoro e sono un operatore nel campo delle arti applicate.

Come nascono i suoi balocchi?

Tutto nasce da una idea che mi gira in testa, a cui ho urgenza di dare una forma. Ma non è esatto utilizzare il termine balocco. Io non realizzo balocchi, ma mi piace definire le mie creazioni con una frase un po’ lunga: “personaggi antropo-zoomorfi dal sapore giocoso”. Non sono infatti giocattoli, pur essendo evidente che mi ispiro ad essi. Dall’idea butto giù uno schizzo e spesso e volentieri lo modello tridimensionalmente col cad (computer aided design, ndr). Mi preme sempre una cosa, che i miei personaggi si assomiglino, o meglio, che si veda che nascono dalla stessa fantasia.

Ci parla dei laboratori di manipolazione creativa nelle scuole e con le associazioni culturali?

Per poter essere creativi i bambini hanno bisogno che qualcuno dia loro gli input per potersi poi muovere liberamente, avendo un minimo di tecnica per padroneggiare i materiali. Solitamente mi presento con una cassetta di legno che apro davanti a loro, iniziando a tirare fuori prima il grembiule da lavoro, che indosso, poi il cappellino, che mi metto in testa infilandoci dentro i capelli per non disturbarmi. Poi si comincia a guardare il contenuto della scatola: pinze, martello, seghetti a traforo, forbici, tavolette di legno sottili, colori, vaschette e pennelli, oltre che cartoncino di recupero e altro materiale. Se scegliamo di fare degli animali semplici, come le pecorelle, ogni bambino disegna la sua, poi il “prode” Maestrodascia la ritaglia, loro la rifiniscono con la carta vetrata e poi la colorano. Poi applichiamo gli accessori per connotare bene l’animale. Alla fine dell’esperienza, i bambini contenti si portano via il loro elaborato.

Che tipi di legno utilizza?

Prevalentemente abete e pino, essenze morbide e resinose molto profumate, che sono l’ideale per ricevere le finiture a base di impregnanti colorati all’acqua.

Lei realizza dei pezzi unici personalizzati sulle base delle esigenze del cliente. Quale la richiesta più insolita?

Una composizione “hard”. Una posizione del Kamasutra, che tutto può sembrare tranne che un lavoro volgare.

Nel dicembre 2009 ha partecipato ad una mostra a Bruxelles nell’ambito della Festa delle Arti. Quale bilancio può fare di quest'esperienza internazionale?

E’stata un’esperienza molto positiva, da un punto di vista umano, come del resto tutte le esperienze che si fanno in trasferta con gli altri colleghi artigiani. La location era favolosa, e c’è stato un via vai di persone incuriosite per tutta la durata della mostra. Non demordiamo, e riproveremo più avanti: questa esperienza ci è servita per mettere le basi per altre iniziative.

Quali possibilità offre l’Isola a un operatore del settore?

Probabilmente per una persona audace potrebbe dare anche sbocchi immediati, ma per uno come me, poco temerario, i risultati si vedono con lentezza. Anche perché cerco pian pianino di intrufolarmi in maniera decisa all’interno del panorama dell’Artigianato Artistico Sardo, che è un mondo favoloso, ma dove le contraffazioni sono sempre alla porta, grazie a mercanti scellerati che importano “maialate” per spacciarle come sarde ai loro clienti. Insomma, Artigiani di tutto il mondo unitevi! Ma ognuno con i suoi simili!

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Scheda tecnica

Progetu fattu cun sa participatzioni de sa Regioni Autónoma de sa Sardigna – L.R. 26/97 asuba de sa língua e cultura sarda

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