La sfida di Alessio Sale: ceramista a Santa Teresa di Gallura, paese “senza artigiani”

23 Ottobre 2010
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Ottavo appuntamento per Formas. Questa settimana il Minuto fa tappa nel Nord dell'Isola, a Santa Teresa di Gallura. In un centro turistico e commerciale, "un paese dove mancano gli artigiani", il ceramista Alessio Sale gestisce da qualche tempo un piccolo laboratorio artigiano, in cui crea di fronte ai clienti e ai curiosi.
Una sfida con sé stesso e un "messaggio" alla cittadina gallurese.

Come è nata la sua attività?

Ho iniziato ad appassionarmi alla ceramica conoscendo i ceramisti sardi e le loro produzioni. E’ stata la ceramica a chiamarmi, con la curiosità per le tecniche di lavorazione e le tante possibilità di espressione.

Quale è stato il suo percorso formativo?

Ho cominciato il mio percorso di avvicinamento alla ceramica collaborando nel negozio della mia compagna, dove per scelta culturale e politica si vende solo artigianato sardo acquistato direttamente nelle botteghe di tutta l’Isola. In seguito abbiamo deciso di creare l’associazione Lu ‘Entu di tutela e promozione dell’artigianato artistico e tradizionale sardo. Organizziamo a Santa Teresa Gallura un concorso per ceramisti sardi, per dimostrare, soprattutto al pubblico estivo, quanto valgono i nostri artigiani. Dal 2006 la mostra concorso "Arteceramica Sarda" rappresenta un importate momento di promozione del comparto. E qui che ho conosciuto alcuni tra i migliori ceramisti sardi, che generosamente mi hanno trasmesso alcune piccole informazioni sulla creazione ceramica.
Da cinque anni studio da autodidatta la lavorazione dell’argilla. Da quest’anno abbiamo creato un piccolo laboratorio all’interno del negozio, dove io lavoro a contatto con i visitatori.

Che rapporto ha con la materia che modella? E con il colore?

L’argilla è terra e la modellazione è un gesto che ti riporta alle origini, ciò che provi non puoi impararlo in nessun corso. La manipolazione è un gesto che ti rilassa. Poi però c’è anche la tecnica, che arriva dopo il gesto istintivo. Con i colori invece ci gioco, utilizzandoli anche in maniera impropria. Per smaltare uso solo il pennello e voglio che i segni rimangano, anche molto evidenti.

Chi sono i suoi maestri?

I grandi maestri sono per me Salvatore Fancello e Costantino Nivola, figure senza tempo. Ma penso che alcuni miei lavori siano ispirati alla natura della Sardegna. In particolare le rocce granitiche di Capo Testa sono una grande fonte di ispirazione.

Nelle sue creazioni quanto spazio viene lasciato alla reinterpretazione delle figure usate nella tradizione della ceramica sarda?

Non credo esista una tradizione sarda di ceramica artistica. Le nostre ceramiche sino alla fine dell’Ottocento erano stoviglie, quindi avevano un uso pratico. Poi ci sono stati gli artisti (Melis, Fancello, Nivola e altri) che hanno utilizzato l’argilla in senso artistico, ma non era una pratica diffusa. Ci sono delle tradizioni familiari, figli che riproducono le produzioni dei padri. E’ indubbio però che nelle mie produzioni il richiamo alla Sardegna è presente. Ogni tanto riproduco simboli sardi come i Giganti di Monti Prama o le pintadere. Un modo per far conoscere la Sardegna e la sua storia.

Come nasce l’associazione Lu 'Entu?

Io e Stefania Taras abbiamo deciso di creare l’associazione con l’obiettivo di combattere le contraffazioni delle produzioni sarde. Nei luoghi turistici è ormai comune il commercio del souvenir con la scritta “Sardegna”, e non importa dove questo sia effettivamente prodotto. Pensiamo invece che il mercato turistico possa essere la prima opportunità economica per i nostri artigiani.

Lei insegna nei corsi organizzati dall’associazione. Quale è il bilancio di questa attività?

Non insegno, ma spesso faccio dimostrazioni di lavorazione. Sono soprattutto i bambini che, affascinati, mi chiedono di provare: mi diverte molto. Possono stare delle ore a guardarmi e a manipolare un pezzo d’argilla. Con l’associazione abbiamo in progetto l’organizzazione di corsi per persone con disabilità mentali.

Lei è il primo ceramista di Santa Teresa. Come è stata accolta la sua attività?

Il progetto è un progetto di vita che unisce l’aspetto professionale e quello più “passionale”. La scelta di mettersi davanti ai turisti a creare è nata per far vedere una cosa vera. Io non faccio dimostrazioni, ma lavoro davanti alla gente. Non faccio l’intrattenitore: sono un artigiano. Santa Teresa Gallura è un paese turistico dove mancano gli artigiani. Ho voluto dare un messaggio.

Lei crea oggetti originali con l’utilizzo di varie tecniche: dal tornio, alla lastra, alla scultura. Quale preferisce e perché?

La prima tecnica che ho appreso, e di cui mi innamorai subito, è stata il tornio. Ore e ore di applicazione e la soddisfazione di saper dare forma, alla fine, a una ciottola ben fatta. Dopo imparai le tecniche della lastra e del colombino (quest’ultimo lo uso raramente) e infine la scultura, tecnica che mi permette varie possibilità espressive.

Esegue anche lavori su commissione, in base alle indicazioni del cliente?

Il contatto diretto con il cliente è importantissimo. Io ascolto le sue esigenze e propongo le mie soluzioni, a volte è il cliente stesso ad avere un’idea che io realizzo.

Ha progetti nuovi nel cassetto?

Ho un blocconote pieno di bozzetti da realizzare, prima o poi!

Nelle più recenti produzioni artigianali sarde si nota una forte influenza del Design. Quanto influisce nel suo lavoro questo punto d'incontro tra il passato e il futuro del prodotto?

Il design è nato come disciplina che progetta oggetti che hanno un utilizzo e che si possono realizzare in scala industriale. Non penso che si possa parlare di design nell’artigianato sardo. Penso invece che l’artigiano possa collaborare con un’artista a un progetto, mai seriale, e di qualità. Spesso però l’artigiano sardo è anche progettista. Ideare e realizzare: questo è il lavoro dell’artigiano.

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Scheda tecnica

Formas est unu progetu fattu cun sa participatzioni de sa Regioni Autónoma de sa Sardigna – L.R. 26/97 asuba de sa língua e cultura sarda
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