Un uomo, un telaio, lana e colori: quando un hobby si fa arte. Intervista al tessitore di Littos Creazioni

20 Novembre 2010
Image
regione_sardegna17.jpg
Ultima tappa per Formas. Nella dodicesima e conclusiva fermata del viaggio nell'Isola alla ricerca dei protagonisti del "fare manuale", la redazione de IlMinuto arriva ad Alghero. Nella città catalana si porta avanti l'arte della tessitura nel laboratorio domestico "Littos Creazioni". Un'attività che nasce dalla passione, dalla dedizione e dallo studio continuo. Un hobby? Certo: ma non un semplice "passatempo".

Ci racconta la storia del suo laboratorio? Da dove nasce l'idea di un laboratorio tessile?

E’ una passione che avevo da quando ero ragazzino. Mi affascinava il telaio come strumento, per la sua forma, per la complessità di ogni sua singola parte. Vedere tanti fili di ordito mossi dal movimento dei piedi intrecciarsi con le trame, e magicamente osservare nascere disegni e forme. Spesso avevo chiesto ad alcune tessitrici della zona se potevano insegnarmi a usare il telaio e le varie tecniche, ma la risposta era sempre la stessa: un no secco perché ero un uomo. Una risposta assurda ma comprensibile, vista la mentalità e visto che in Sardegna il lavoro della tessitura era relegato unicamente al mondo femminile, mentre l’uomo andava in campagna. A differenza dei paesi arabi e scandinavi dove anche gli uomini usavano e usano il telaio senza creare nessun stupore. Stupore che creo ancora oggi quando dico di essere un tessitore. Poi, finalmente, nel 1997 ho partecipato a un corso di tessitura nel paesino di Osilo, organizzato dal Cif di Sassari e dalla Regione Sardegna.

Chi sono i suoi maestri?

Per quanto riguarda le tecniche tradizionali della tessitura sono Maria Manca e Nicolosa Sardu, due insegnanti eccezionali che non finirò mai di ringraziare per la loro disponibilità nel rispondere a tutte le mie domande e alla fame di conoscenza sulla tessitura tradizionale. Per le tecniche più complesse e moderne e lo studio del tessuto il mio punto di riferimento è Paolo Marras di Cagliari. Da Roberta Morittu, anche lei cagliaritana, ho appreso molto in materia di tintura dei filati con le piante tintorie.

Qual è il rapporto fra tradizione e innovazione nelle sue tessiture?

Per quanto riguarda il tradizionale mi piace giocare con i colori adattandoli alle nuove esigenze dei clienti e creare anche nuovi disegni, specialmente nei tappeti. Questo senza mai modificare i disegni tradizionali e in particolar modo la struttura del tappeto o di altri manufatti. Dico questo perché spesso per far in modo che il tappeto sviluppi velocemente e si impieghi il minor tempo possibile, viene modificato il disegno e vengono utilizzati sia ordito che trame molto grosse, facendo perdere così al manufatto le caratteristiche tradizionali.
Mi piace anche realizzare tessuti che non fanno parte della tradizione sarda, sono sempre alla ricerca di nuove tecniche da poter fondere con le pratiche tradizionali. Anche se poi ho capito nel tempo che partendo dai paesi scandinavi e arrivando all’Africa al Sud America, ai paesi Arabi, possono cambiare i disegni e l’abbinamento dei colori o la struttura dei telai, ma le tecniche di tessitura spesso sono simili se non uguali.

Quanta Sardegna c'è nelle sue creazioni?

C’è tanta Sardegna! Partendo dai disegni dei lavori tradizionali, ma anche nei tessuti che realizzo per gli zaini e le borse, nei materiali, nei colori. In ogni gesto e battuta di cassa c’è Sardegna! Anche nell’andare a prendere i materiali è un viaggio all’interno dell’Isola. Ogni volta una nuova scoperta e nuove idee.

Per la sua attività lei usa cotone e lana. Qual è il materiale che le dà più soddisfazione? Quello che ritiene "più fedele"?

Nei miei manufatti utilizzo principalmente cotone e lana categoricamente sarde. Il materiale che più mi dà soddisfazione e ritengo più fedele è la lana. Anche nei tappeti la preferisco, trovo che dia maggior risalto ai disegni ma soprattutto ai colori, ed è resistentissima!

Quali tecniche di tessitura utilizza?

Per quanto riguarda i tappeti utilizzo principalmente la tecnica a “Pibiones” mentre per i tessuti, dalla semplice tela agli spinati, faccio ricorso a tecniche più elaborate, come quella del tessuto inglese conosciuto come “Rosegang” (sentiero delle rose) o quella scandinava, il “boundweave”, conosciuto in Sardegna come 'un’indente' o il pizzo svedese, molto simile alla tela di Osilo. Come dicevo prima possono cambiare alcune cose, ma spesso troviamo le stesse lavorazioni a migliaia di chilometri di distanza.

Che rapporto ha col telaio?

È un rapporto stranissimo. Lavoro con un antico telaio di fine Ottocento. Ho apportato pochissime modifiche, giusto quelle che mi permettono di realizzare tessuti più elaborati, ma per il resto non ho modificato nulla. Sono già passati 12 anni da quando lo possiedo, ma nonostante tutto ancora oggi mi affascina guardarlo, toccarlo: è come se fosse vivo e ci potessi anche parlare. A differenza dei telai tipici del Logudoro, il telaio di Osilo ha un sedile incastrato al suo interno, quindi per lavorare bisogna proprio entrarci dentro. Si è completamente avvolti dal telaio, entri a farne parte completamente.

Littos creazioni e le piante tintorie: ci racconta quest'aspetto della sua attività?

Come dicevo prima, durante il corso di tessitura abbiamo usato tantissime piante per tingere appartenenti alla tradizione sarda, ma non solo. È un'altra magia tingere i filati. La lana sarda, in particolare, assorbe il colore in modo fantastico. Purtroppo, dati gli alti costi, non tingo spessissimo e comunque lo faccio solo su richiesta o per me stesso.

Lei tiene dei corsi in cui insegna l'arte della tessitura. E' possibile fare un bilancio di quest'esperienza?

Io insegno con dei piccoli telai da tavolo “con pettine liccio”, purtroppo questi telai sono un po’ limitati e non permettono di realizzare tecniche come quella del “pibiones” o tessuti spinati o più elaborati. Ma con questi mezzi si possono comunque realizzare delle cose molto interessanti: dalle semplici tele a lavorazioni simili a quelle di Nule o di Aggius. Trovo tantissime persone interessate ai corsi. Da parte dei giovani c'è una riscoperta di tutto questo e il telaio, per grande o piccolo che sia, affascina sempre tutti, adulti e bambini. Il mio sogno è quello di poter insegnare le tecniche tradizionali sui telai grandi.

Che progetti ha per il futuro?

Fino ad ora ho sempre lavorato come hobbista, partecipando a mercati, fiere, esposizioni e così via. Qualche negozio espone le mie produzioni e poi lavoro su ordinazione. A causa dei prezzi proibitivi ho sempre rinunciato ad aprire un laboratorio al pubblico nel centro storico di Alghero. Spero sempre che anche a livello politico qualcuno si ricordi della nostra esistenza e che non si accorgano di noi solo quando avrà chiuso anche l’ultimo laboratorio tradizionale e rimarranno solo telai meccanici. Sia chiaro non sono contro i telai meccanici, ma sono contro lo 'sputtanamento' delle nostre tradizioni, che osservo trovando in vendita tanti prodotti spacciati per artigianto tessile, ma che di questo non hanno nulla.

Galleria fotografica

Scheda tecnica

Formas est unu progetu fattu cun sa participatzioni de sa Regioni Autónoma de sa Sardigna – L.R. 26/97 asuba de sa língua e cultura sarda
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tags