Documento: Lettera de Su Majolu al Parlamento italiano e al Consiglio d'Europa

18 Dicembre 2012

Ai deputati e senatori del Parlamento Italiano eletti in Sardegna

Al Parlamento Italiano

Al Parlamento Europeo

Al Consiglio d'Europa

Su Majolu è un'associazione studentesca sarda che porta avanti da alcuni anni una battaglia per il riconoscimento della parità fra la lingua sarda e quella italiana in tutta la vita pubblica della Sardegna e in particolare all'interno dell'Università di Sassari.

Intendiamo esprimere la nostra più viva preoccupazione e il nostro disappunto per quanto concerne il testo del disegno di legge 5118/2012 in discussione al parlamento italiano , relativo alla ratifica della Carta Europea delle Lingue Regionali o Minoritarie, scritta a Strasburgo nel 1992, firmata dallo stato italiano nel 2000 ma non ancora ratificata.

Riteniamo che le misure di tutela scelte per la lingua sarda nello strumento di ratifica siano altamente discriminatorie nei confronti della lingua sarda e che inoltre siano contrarie a quanto afferma la Carta stessa.

In particolare, riteniamo che violino quanto stabilito dall'art. 7 paragrafo 2, il quale impegna gli stati firmatari della Carta, (nel nostro caso lo stato italiano) a eliminare qualsiasi distin­zione, esclusione, restrizione o preferenza ingiustificate per quanto concerne l’uso di una lingua regionale o minoritaria.Riteniamo inoltre che violino quanto stabilito dall'art. 7 paragrafo 4, con il quale le Parti si impegnano, nel definire la loro politica nei confronti delle le lingue regionali o minoritarie, a considerare i bisogni e i desideri espressi dai gruppi che usano tali lingue.

E' palese che nella scelta dei paragrafi relativi alla tutela della lingua sarda fra le disposizioni della parte III della Carta, si è operata una distinzione ingiustificata a scapito della lingua sarda, e una preferenza ingiustificata a vantaggio delle lingue già protette da trattati internazionali e da statuti di autonomia più avanzati rispetto a quello sardo, le quali si vedono riconosciuti sostanzialmente gli stessi livelli di tutela di cui godono oggi.

Ci è difficile capire quale criterio sia stato considerato nello scegliere, tra le diverse opzioni proposte, "il grado di protezione" riservato alla lingua sarda da una parte, e quello riservato ad altre lingue quali il tedesco, il francese e lo sloveno dall'altra.

Ci teniamo a precisare che il sardo è la seconda lingua più parlata nella Repubblica Italiana, dopo l'italiano, con oltre un milione di parlanti ed è inoltre storicamente parlata in un territorio omogeneo che ricade interamente nel territorio della Regione Autonoma della Sardegna .

Per ciò il sardo ha tutti i requisiti per poter accedere alle misure di tutela che sono state accordate alle lingue già protette dai trattati internazionali, ponendo fine ad una discriminazione secolare ed instaurando un regime di bilinguismo che garantisca la parità del sardo e dell'italiano in tutti gli ambiti della vita pubblica della Sardegna, a iniziare dall'insegnamento scolastico e universitario e dall' utilizzo della lingua sarda nei mass media e nei servizi pubblici.

Da decenni il popolo sardo attende di poter vedere attuata questa misura di democrazia e di civiltà, chiesta a gran voce, soprattutto a partire dagli anni '70, da un ampio movimento popolare al quale hanno partecipato figure di spicco del mondo della cultura e della politica sarda.

Denunciamo con forza il fatto che, ratificando la Carta, il Parlamento Italiano non tiene nella dovuta considerazione i bisogni e i desideri espressi dal popolo sardo e in particolare la volontà espressa dal Consiglio Regionale della Sardegna nell'ordine del giorno votato all'unanimità nella seduta del 24 luglio 2012, con il quale il Consiglio Regionale Sardo ha chiesto al Parlamento Italiano di garantire alla lingua sarda i massimi livelli di salvaguardia e promozione in ogni settore della vita economica e sociale, in sede di ratifica della Carta europea delle lingue regionali e minoritarie, con particolare riguardo all'ambito dell'istruzione e dell'informazione.

Crediamo che, secondo lo spirito della Carta, debba essere riconosciuto l'obbiettivo di arrivare in Sardegna ad una società perfettamente bilingue, nella quale tutti i cittadini che vivono e vivranno nel nostro territorio siano messi in condizione di esprimersi sia in sardo che in italiano e di acquisire una competenza altrettanto buona in entrambe le lingue.

Per questo, nello specifico:

Chiediamo che in sede di ratifica della Carta Europea delle lingue regionali o minoritarie, venga garantita nel territorio sardo una parte rilevante dell'insegnamento scolastico ed universitario in lingua sarda: pertanto chiediamo che che per quanto riguarda l'articolo 8 paragrafo 1, vengano garantiti alla lingua sarda i livelli di tutela corrispondenti alle misure di tutela a i), b ii), c ii), d ii), e ii), f ii), g), h)

Chiediamo che in sede di ratifica della Carta Europea delle lingue regionali o minoritarie, venga garantita nel territorio sardo per quanto concerne i servizi pubblici assicurati dalle autorità amministrative o da altre persone che agiscono per conto di queste ultime il diritto di presentare una domanda e di ricevere una risposta nella lingua regionale o minoritaria: pertanto chiediamo che per quanto riguarda l'articolo 10 paragrafo 3, venga garantita la misura di tutela b);

Chiediamo l'istituzione di almeno una stazione televisiva, di una radio e di un quotidiano interamente in lingua sarda: pertanto chiediamo che per quanto riguarda l'articolo 11 paragrafo 1, vengano garantiti alla lingua sarda i livelli di tutela corrispondenti alle misure di tutela a i), b i), c i), d), e i), f i), g)

Per quanto riguarda la misura di tutela prevista all articolo 8 paragrafo, 1 h) relativa alla formazione degli insegnanti, chiediamo che il parlamento italiano, oltre ad inserire questa misura fra quelle garantite alla lingua sarda, si adoperi concretamente per garantire l'istituzione di corsi di laurea per la formazione degli insegnanti in lingua sarda, se necessario concedendo deroghe all'ordinamento universitario vigente ed in particolare ad alcune norme sull'istituzione di nuovi corsi di laurea introdotte dalla Riforma dell'Università. Infatti, senza un'adeguata formazione degli insegnanti nelle università sarde, l'insegnamento del sardo a scuola rimarrebbe una pura enunciazione di principio.

La nostra associazione nello scorso Aprile ha promosso una petizione firmata da oltre mille studenti iscritti all'Università di Sassari ed indirizzata al Rettore dell'Università di Sassari, al Consiglio Regionale Sardo, al Rettore di Cagliari e al Presidente della Regione Autonoma della Sardegna: la richiesta consisteva nell'istituzione di due Corsi di Laurea rispettivamente in Scienze della Formazione Primaria in Lingua Sarda e in Lingua e Letteratura Sarda,in modo da garantire una adeguata formazione ai futuri maestri e professori che insegneranno il sardo e in sardo a scuola. Alleghiamo a questa lettera il testo della petizione.

Ci auguriamo che vengano fatti gli opportuni emendamenti in modo che vengano garantiti i diritti della comunità dei parlanti sardo e di tutte le altre minoranze linguistiche dello stato italiano.

Infatti, riteniamo che dovrebbero essere garantiti livelli di tutela adeguati a tutte le altre lingue riconosciute che sono oggi discriminate al pari della nostra lingua: sia a quelle pertinenti un territorio ed una popolazione ridotta, ad iniziare dal catalano, storicamente parlato nella città sarda di Alghero, e sia alle lingue parlate da una popolazione consistente e in ampie zone, come la lingua friulana e quella occitana.

Qualora il testo approvato dal Parlamento Italiano per la ratifica della Carta, non garantisse la parità del sardo e dell'italiano nella vita pubblica della Sardegna e si limitasse a sancire la situazione attuale di discriminazione della lingua sarda, sarebbe un gravissimo affronto e un'intollerabile soppruso verso il popolo sardo, in quanto i principi di questa Carta sottoscritta dallo stato italiano sarebbero disattesi già a partire dalla ratifica, sancendo che questa è unicamente un'operazione di facciata mirata a far apparire davanti alla comunità internazionale lo stato italiano come democratico e rispettoso delle lingue minoritarie parlate dai propri cittadini, quando in realtà la diversità linguistica interna allo stato viene costantemente calpestata se si tratta di lingue parlate da cittadini che non hanno la fortuna di avere stati stranieri che fanno valere i loro diritti.

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