Documento: Il "J’ ACCUSE" di Maddalena Calvisi, insegnante senza stipendio da due mesi (9 gennaio)

10 Gennàrgiu 2012
Gli sprechi dilagano anche quando i soldi mancano…



Sono diverse decine, nella provincia di Oristano, i supplenti della scuola pubblica statale che negli ultimi anni non ricevono lo stipendio in modo regolare. Le casse delle scuole sono VUOTE eppure tutti ci prodighiamo a tirare il carretto ormai alla deriva, simulando situazioni idilliache, senza che nessuno si decida a denunciare in modo ufficiale la drammatica situazione. Si amministrano soldi pubblici “a scadenza” e, in modo frettoloso, con una semplice alzata di mano si dirottano per finanziare progetti di varia natura o acquisti di materiali che a volte neppure servono. E intanto sulle famiglie gravano spese sempre più elevate relative alle iscrizioni dei propri figli e all’acquisto di libri sempre più costosi. Personalmente penso che l’obbligo scolastico imposto da uno Stato Civile debba contemplare come minimo la gratuità dei libri di testo prima di promuovere, per esempio, l’ingresso delle LIM nelle aule scolastiche dove spesso anche le sedie e i banchi sono in stato di degrado. Non si vuole assolutamente demonizzare l’utilizzo della tecnologia in classe ma accoglierla significa anche avere risorse per poterla utilizzare al meglio e soprattutto mantenerla nel tempo. Il tecnico informatico in alcune scuole superiori è ormai un essere in via di estinzione.

Le LIM faranno la stessa fine dell’aula Marte? Gran parte di queste sono prive di materiale informatico utile a supportare i vari insegnamenti disciplinari e quando non sono in stato di totale abbandono lo si deve solo alla volontà di alcuni docenti che si procurano il materiale con mezzi propri. Abbiamo pensato ai costi di riparazione di guasti tecnici, e al conseguente rallentamento o disguido che ne potrebbero derivare? Oppure si farà secondo il modello tradizionalmente affermato nella genetica italiana…???

“Non abbiamo soldi per le riparazioni quindi spostiamo questi fantasmi in qualche scantinato…” L’autonomia della scuola italiana è sicuramente una grande conquista ma la lungimiranza di chi ci lavora e la guida è un dono purtroppo non a tutti riservato. Il mestiere di “supplente” ti permette a volte di osservare in modo distaccato le diverse realtà scolastiche di una provincia. In una scuola secondaria di primo grado del medio Campidano mi è capitato di vedere un laboratorio linguistico installato ma mai utilizzato poiché nessuno si è preso la briga di applicarvi una semplice modifica che ne consentisse l’utilizzo con i CD anziché con le ormai obsolete audio cassette.

Oppure ti imbatti in una scuola dove per un intero anno scolastico gli alunni hanno “praticato” educazione motoria in maniera teorica perchè la palestra era inagibile. In un Istituto Tecnico Superiore, ho avuto la fortuna di conoscere dei colleghi creativi che pur di permettere l’insegnamento di una disciplina pratica e specifica di un corso di indirizzo si sono muniti di seghe, chiodi, martelli e materiale cantieristico vario per realizzare strumenti utili all’apprendimento dei propri alunni. Le visite didattiche sono ormai un privilegio riservato a pochissime classi. L’anno scorso ho prestato servizio in una scuola media dove gli insegnanti accompagnatori si sono autofinanziati il viaggio di istruzione (…c’ero anch’io) pur di non negare agli studenti la possibilità di apprendere in modo diverso, fuori dalle aule scolastiche.

E per quanto distaccata voglia rimanere non posso non indignarmi per le dichiarazioni fatte recentemente da un dirigente di un Istituto comprensivo che dice di aver timore ad attingere supplenti dalle graduatorie di istituto poiché potrebbe “incappare” in una supplente gravida e quindi “costosa”.

Cara Scuola Pubblica Italiana e cari dirigenti, oltre al nostro lavoro fisico e intellettuale volete anche qualche nostro organo come l’utero o un rene per far quadrare i conti?
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