Dossier smantellamento credito sardo. Sni, aMpI e Css: "Nuova operazione coloniale"

22 Onniasantu 2012
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(IlMinuto) – Cagliari, 22 novembre – Prende il via una nuova lotta in difesa della Sardegna. A condurla Sardigna Natzione Indipendentzia, a Manca pro s'Indipendentzia e la Confederazione sindacale sarda. Oggetto della difesa lo smantellamento del credito sardo. Protagonista il Banco di Sardegna. La storia è sempre la stessa, quella di un'isola che a causa di volontà superiori perde pezzi della sua economia. La banca "dei sardi" infatti è stata venduta per pochi denari alla Banca Popolare dell’Emilia Romagna (Bper). Un processo durato 10 anni, che lo scorso marzo ha portato la Bper ad approvare un piano industriale che mette una brutta croce a quello che ricordiamo come un un istituto di credito di proprietà pubblica a maggioranza sarda. Ma che cosa è accaduto? Facciamo un passo indietro: era il 1998 quando entrava in vigore la legge Ciampi-Amato (dl.n 58 del 24/2/1998). All'epoca il Banco di Sardegna era un ente di diritto pubblico di proprietà del Ministero del Tesoro. I suoi amministratori venivano scelti da Regione, Provincia e Camera di Commercio con il controllo della banca centrale della Repubblica Italiana, la Banca d'Italia, che dal 1998 è divenuta parte integrante del sistema europeo delle banche centrali (Sebc). Nello stesso anno, attraverso la legge Ciampi-Amato si procedeva alla privatizzazione delle banche, che venivano affidate a Fondazioni costituite ad hoc. Gli istituti di credito divenivano Società per Azioni (Spa). "Per il Banco di Sardegna i sostenitori della privatizzazione (economisti e politici delle scuderie dei partiti italiani legati alla grande finanza, trasversalmente del centro sinistra e del centro destra) motivavano questa operazione sostenendo che fosse necessario ammodernare le dinamiche produttive del 'sistema Italia' e supplire - leggiamo nell'analisi congiunta redatta da Sni, aMpI e Css - alle inefficienze del sistema creditizio. Insomma le solite scuse, basate sulla razionalizzazione condita con il richiamo all’immancabile 'Europa'". Dall'inizio del nuovo secolo e in linea con le direttive Ciampi-Amato la maggioranza del pacchetto azionario del Banco di Sardegna veniva ceduta alla Bper. "Ricordiamo che la Regione Sardegna (al cui governo stava il “progressista” Palomba) - si legge nel dossier - possedeva il 35% delle azioni della Banca di Credito Sardo le quali sono state cedute a terzi in breve tempo, avviando la distruzione del sistema" creditizio isolano. Ma che cosa resta oggi del Banco di Sardegna? Un piano industriale che "abbandona completamente l’iniziale modello federativo del Gruppo Bper a vantaggio del modello 'Banca Unica' che riduce la banca sarda ad una succursale commerciale" dell'istituto creditizio settentrionale. In sintesi, questo piano rinuncia completamente alla sovranità dell’economia e delle politiche del credito in Sardegna, aprendo di fatto la strada alla cessione del restante 49% del pacchetto azionario attualmente di proprietà della Fondazione Banco Sardegna". Una linea aziendale, quella adottata dalla Bper e attuata con il benestare della dirigenza della Fondazione del Banco di Sardegna, che fonda la sua politica gestionale sui tagli. Un piano che ha cancelleto "in dieci anni più di mille posti di lavoro". "Niente - spiega il fascicolo - in confronto ai tagli che subirà l’ex azienda sarda nell’immediato futuro. I vertici della Bper e del Banco parlano di 'mission Sardegna', ovvero di completare lo smantellamento dei servizi bancari secondo una logica puramente aritmetica". In altri termini, tutte le agenzie che non offriranno rendimenti di grado eccellente verranno eliminate. Nell'isola saranno ben 65. E tuttavia lo scorporamento della banca dei sardi non finisce in questo modo. Infatti verranno ceduti alla società modenese Bper Service i servizi di direzione e quelli di assistenza tecnica; all'Italia saranno "regalate" 16 filiali bancarie e la Sardegna perderà 600 giovani lavoratori costretti ad emigrare. Di fronte ai dati emersi i redattori dello studio precisano: "L’operazione di liquidazione del credito sardo rappresenterà un danno per la società sarda nel suo complesso, perché implicherà la chiusura dei servizi di sportello, in particolare nei territori dell’interno la fuga o la chiusura, e comunque un aumento dei costi di quelle attività locali che dovranno recarsi nei centri vicini per i servizi legati al credito". Non meno importante e gravoso sarà "l’inevitabile aumento dei tassi primari e dei servizi alla clientela dettato da un sistema di credito che si trasforma da territoriale a monopolista, con buona pace di quel che ancora resta di capitale collettivo della Banca Sarda". Scopo dell'operazione è - secondo le tre formazioni indipendentiste - la volontà "di azzerare l’accesso al credito in Sardegna per mortificare e piegare l’economia sarda". Da notare, infatti, "come il micro credito (il credito agli artigiani, ai piccoli commercianti, agli agricoltori, ai pastori e ai piccoli imprenditori) in Sardegna sia da sempre una realtà solida", che registra il 3% d'insoluti. La denuncia sulla riduzione del Banco di Sardegna ad una succursale commerciale della Banca modenese esige però ancora delle risposte: "chi ha deciso e con quale mandato la liquidazione del sistema di credito sardo e a beneficio di una banca privata non sarda?". Alla domanda i redattori del dossier affiancano anche una serie di ricette atte a risanare la situazione creatasi. "Nell’immediato - si precisa - chiediamo al Governo Regionale di fermare l’attuazione del progetto di cessione del Banco di Sardegna [...]. Chiediamo inoltre il blocco del progetto della Banca Emiliana di acquisizione delle 35 filiali del Banco di Sardegna e Banca di Sassari, operative nella penisola, dell’accentramento a Modena delle funzioni primarie della Banca, della cessione dei servizi operativi alla società Bper Service della banca Modenese. L’impegno politico a proporre e a sostenere iniziative pubbliche per il riacquisto delle obbligazioni emesse dalla Bper per l’acquisizione del 51% delle azioni del Banco di Sardegna"; e infine: "Una Legge Regionale di indirizzo del sistema di 'mercato del credito Sardo” basato sulla reciprocità e solidarietà, che promuova la raccolta del risparmio dietro il vincolo del reimpiego nel territorio e "la ricostituzione 'Centro Dati' a Sassari, con il compito di garantire il presidio di sicurezza dei dati di tutto il gruppo, e gestire autonomamente i flussi operativi della clientela del gruppo Banco di Sardegna".

S.P.

Fotografia di eg65. Fotografia di Flickr
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