Contro l’eolico selvaggio, l’invito dal Sarcidano per l’organizzazione dal basso

Contrastato il progetto di impianto depositato lo scorso 3 gennaio che coinvolge il territorio di Isili lungo il perimetro della zona industriale di Perd’e Cuaddu
24 Fiàrgiu 2023
Comitato Sarcidano

Se l’eolico selvaggio è visto come un pericolo quando la sua presenza rischia di compromettere il progetto dell’Einstein telescope (ne abbiamo scritto oggi in sardo in merito alla lettera al governo inviata dall’assessore regionale Porcu), è anche vero che tutto il processo di installazione, generazione e distribuzione energetica ha anche a che fare con la più complessiva democrazia dei luoghi e con la giustizia sociale. Quello nei pressi di Sos Enattos non è l’unico in campo, infatti. «In questo momento sono oltre 200 i progetti di energia alternativa che si trovano sul tavolo della Regione Sardegna, i quali, se messi in opera, produrrebbero 4 volte l’attuale fabbisogno sardo». Ce lo spiegano i componenti del Comitato di difesa territoriale del Sarcidano, nato per contrastare l'impianto eolico depositato lo scorso 3 gennaio e che, se realizzato, sarà edificato nel territorio di Isili, lungo il perimetro della zona industriale di Perd’e Cuaddu. «Si tratta di un mastodontico impianto eolicospiegano – con pale alte oltre 200 metri. Se dovesse essere realizzato causerebbe un impatto paesaggistico permanente, definitivo e compromettente». Secondo il comitato «questo progetto andrebbe a sommarsi ad altri impianti esistenti, causando una saturazione inaccettabile del territorio» mentre «tutta l’energia prodotta da questo impianto finirebbe in continente, riempiendo le tasche di pochi gruppi speculativi». Ribadito il sì alla transizione energetica ecologica e sostenibile, «ma la diffusione delle rinnovabili va orientata all’autoconsumo e al supporto dei cicli produttivi presenti nel territorio e deve essere fatta con le comunità come protagoniste». Il comitato chiede chiarezza alla Regione affinché «si indirizzino le politiche di sviluppo a tutela del territorio e dell’interesse delle comunità» e invita le altre comunità a «organizzarsi dal basso» per un sistema democratico, diffuso, microimpattante, sostenibile e antispeculativo.

 

M.P.

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