20 milioni di no nei referendum del 1987. L'85 per cento degli italiani continua a bocciare l'atomo. Ma il Governo disegna la mappa delle centrali e dei depositi scorie

19 Settembre 2009
(IlMinuto) – Cagliari, 19 settembre - L'otto e il nove novembre del 1987, a poco più di un anno dal disatro di Chernobyl, 20 milioni di italiani scelsero, approvando con l'80 per cento dei voti tre referendum abrogativi, di portare il Paese fuori dal nucleare e di puntare su altre fonti di energia. Secondo un sondaggio pubblicato sul numero di luglio di Nuova Ecologia, l'85 per cento boccia ancora, e senza appello, il ritorno all'uso dell'atomo per produrre energia. Nella stessa direzione andavano altre rilevazioni pubblicate dai principali quotidiani italiani negli anni scorsi. Eppure, senza tener conto dei referendum del 1987 - e cioè della volontà popolare - e dei sondaggi, la legge di sviluppo (numero 99 del 23 luglio) apre la strada al ritorno della produzione di energia nucleare in Italia: entro il mese di gennaio dell'anno prossimo il Governo indicherà i siti per la nuove centrali e per il deposito delle scorie. L'approvazione della legge è stata preceduta, il 24 febbraio, dalla firma di un accordo fra l'Italia e la Francia per la realizzazione di almeno quattro centrali nucleari nel territorio italiano. Ma dove costruire le centrali? I luoghi prescelti dovranno presentare un basso rischio sismico ed idrogeologico ed assicurare la disponibilità continua di acqua dolce necessaria agli impianti. La Sardegna sembra presentare diverse zone adatte all'installazione di una centrale: del resto l'Isola era già stata inclusa nella mappa dei siti tracciata dal Cnen (ora Enea) negli anni Settanta. Santa Margherita di Pula, Barisardo e Capo Comino erano erano i tre punti sardi nella mappa nazionale del nucleare. "Non ci stancheremo mai di ripetere che la Sardegna non è disponibile ad ospitare nel suo territorio né una centrale nucleare né il deposito nazionale delle scorie radioattive", ha ribadito pochi giorni fa il Presidente della Regione. Sembra allora - stando alle dichiarazioni - aperta la strada per l'approvazione di un ordine del giorno unitario del Consiglio regionale della Sardegna che vieti la costruzione di centrali nucleari e di depositi per le scorie. Infatti il centrosinistra ha presentato nei giorni scorsi una mozione che chiede la piena denuclearizzazione dell'Isola. Il testo sarà discusso nell'assemblea di via Roma all'inizio della prossima settimana. "Vogliamo - ha spiegato il primo firmatario del documento Adriano Salis (Idv) - che le istituzioni della Sardegna dichiarino l'indisponibilità ad installare una centrale nucleare nell'Isola". L'opposizione alla costruzione di un impianto in Sardegna  - e al ritorno al nucleare in ogni parte d'Italia - ha cominciato da tempo ad organizzarsi sul web, dove, ad esempio, ha raccolto più di 3mila firme la petizione lanciata dal Gruppo d'intervento giuridico. Sono numerosi anche i gruppi Facebook contrari al ritorno all'atomo. Nell'arco di pochi mesi l'opposizione virtuale si potrebbe trasformare in movimento reale.

Gruppi Facebook:


I love Sardinia - No alle centrali nucleari  (14.559 iscritti) 


Gruppo d'informazione sul nucleare in Sardegna  (3.239 iscritti)


I sardi dicono No al nucleare


Noi il nucleare non lo vogliamo (327 membri)


Gruppo no al nucleare in Italia (2.592 iscritti)


No nukes (1.280 amici)


Siamo Vivi Sardegna (481 iscritti)

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