Parte dalla Sardegna lo sciopero della fame dei malati di Sla per chiedere una “degna assistenza domiciliare”
"Siamo 5mila forse 6mila, nessuno lo sa con precisione - aveva scritto nei giorni scorsi Usala in un appello rivolto al sottosegretario Ferruccio Fazio per conto della Aisla Sardegna - abbiamo una malattia, la Sla, che è un dramma che investe la famiglia intera. Ci sentiamo soli, abbandonati da amministratori e istituzioni. Voi ci dite di pazientare, ma non capite che nel contempo tanti muoiono perché non vogliono pesare sui loro cari e rifiutano la tracheotomia, altri muoiono perché non hanno un minimo di assistenza, altri perché sono totalmente disinformati e nessuno ha detto loro cosa fare e quando, altri ancora sono ammassati in un lager Rsa e vivono come animali in gabbia. Di queste morti, di questi trattamenti voi siete corresponsabili, non fate nulla, siete silenti sulla riva del fiume indifferenti al passaggio dei cadaveri".
Allo sciopero della fame di Usala e Pinna si è unito un altro malato sardo di Sla, Mauro Serra, e, in tutta Italia, tanti altri sono pronti a unirsi alla mobilitazione. Usala e Pinna mettono a rischio la vita per un ideale. Entrambi, infatti, hanno una buona assistenza che consente ai loro cari di avere un minimo di respiro. Ma la gran parte delle famiglie italiane con un malato di Sla sono - si può leggere in una nota dell'associazione Viva la Vita - "senza aiuti, lasciate sole e abbandonate dalle istituzioni".
L'avvio dello sciopero della fame è stato preceduto - come detto - dall'invio di una proposta inviata al Governo e rimasta senza risposta: un progetto dettagliato per l'assistenza a domicilio del malato di Sla comprensivo di tabelle, di costi comparati e dello schema di in un corso di formazione per badanti.