Come potenziare la sanità pubblica? Quali strutture di prossimità?

In alcune realtà destinate a diventare ospedale di comunità esisteva anche il Pronto soccorso
20 Febbraio 2023
sanità sarda

È notizia di oggi la denuncia del Consiglio delle autonomie locali circa le «numerose le criticità rilevate nella sanità sarda». Gli amministratori locali parlano di «carenza cronica di medici di famiglia, di pediatri e di specialisti territoriali» e di «concentrazione di camici bianchi a Cagliari e a Sassari». Nel frattempo i giorni scorsi sono stati caratterizzati dalle dimissioni del sindaco di Sassari per i troppi fondi a Cagliari (dicevamo?) e dall’inaugurazione dell’ospedale di Comunità di Ghilarza, «il primo – come si legge nelle note ufficiali - a entrare in funzione, dei tredici complessivamente previsti su tutto il territorio regionale per un investimento di oltre 40milioni di euro». Quali sono gli altri 12 previsti? Ploaghe, Ittiri, Ozieri, La Maddalena, Tempio, Nuoro, Sorgono, Bosa, Iglesias, Cagliari e Quartu. In alcuni di questi centri c’era persino il Pronto soccorso. In altri rimane ma con medici “in affitto”. Siamo sicuri che lo smantellamento dei piccoli ospedali in funzione di queste nuove formule di raccordo, presentate dalla Regione come qualcosa «in grado di mettere al centro i cittadini con i loro bisogni di cure e assistenza», servano a «potenziare i servizi sanitari decentrati di prossimità» come auspicato dal Cal? Oppure assisteremo a un ulteriore smantellamento della sanità per finanziare ciò che non serve e poi riassistere alla guerra tra sindaci sulle risorse? E sa la visione giusta di una sanità sarda orientata al benessere comune fosse quella che proviene dai comitati spesso inascoltati?

M.P.

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