Documento: provincia del Medio Campidano, mozione contro la privatizzazione dell'acqua

25 Onniasantu 2009

v id="yiv1997887586">Oggetto: MOZIONE AI SENSI DELL’ ARTICOLO 38 DEL REGOLAMENTO DI FUNZIONAMENTO DEL CONSIGLIO INERENTE IL GOVERNO E LA GESTIONE PUBBLICA DELLE ACQUE.

PREMESSO CHE
L’acqua costituisce un bene comune dell’umanità, un bene irrinunciabile che appartiene a tutti. Il diritto all’acqua è un diritto inalienabile: l’acqua non può essere proprietà di nessuno ne può essere una merce dalla quale ottenere profitti nell’ interesse di pochi, bensì deve essere un bene condiviso equamente da tutti.
CONSIDERATO CHE
Oggi sulla Terra più di un miliardo e trecento milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e che si prevede che nel giro di pochi anni tale numero raggiunga i tre miliardi.
CONSTATATO CHE
L’Aula della Camera ha approvato in via definitiva, con modifiche, il cosiddetto decreto legge Ronchi 135/2009 che contiene all’articolo 15 una modifica sostanziale della normativa sui servizi pubblici locali aventi rilevanza economica. Così recita il DL:
“ Il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali avviene, in via ordinaria:
a) a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi del Trattato che istituisce la Comunità europea e dei principi generali relativi ai contratti pubblici e, in particolare, dei principi di economicità, efficacia, imparzialità, trasparenza, adeguata pubblicità, non discriminazione, parità di trattamento, mutuo riconoscimento e proporzionalità;
b) a società a partecipazione mista pubblica e privata, a condizione che la selezione del socio avvenga mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi di cui alla lettera a), le quali abbiano ad oggetto, al tempo stesso, la qualità di socio e l'attribuzione di specifici compiti operativi connessi alla gestione del servizio e che al socio sia attribuita una partecipazione non inferiore al 40 per cento. 3. In deroga alle modalità di affidamento ordinario di cui al comma 2, per situazioni eccezionali che, a causa di peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento, non permettono un efficace e utile ricorso al mercato, l'affidamento può avvenire a favore di società a capitale interamente pubblico, partecipata dall'ente locale, che abbia i requisiti richiesti dall'ordinamento comunitario per la gestione cosiddetta "in house" e, comunque, nel rispetto dei principi della disciplina comunitaria in materia di controllo analogo sulla società e di prevalenza dell'attività svolta dalla stessa con l'ente o gli enti pubblici che la controllano. 4. Nei casi di cui al comma 3, l'ente affidante deve dare adeguata pubblicità alla scelta, motivandola in base ad un'analisi del mercato e contestualmente trasmettere una relazione contenente gli esiti della predetta verifica all'Autorità garante della concorrenza e del mercato per l'espressione di un parere preventivo, da rendere entro sessanta giorni dalla ricezione della predetta relazione.
“gli affidamenti diretti assentiti alla data del 1° ottobre 2003 a società a partecipazione pubblica già quotate in borsa a tale data e a quelle da esse controllate ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile, cessano alla scadenza prevista nel contratto di servizio, a condizione che la partecipazione pubblica, si riduca anche progressivamente, attraverso procedure ad evidenza pubblica ovvero forme di collocamento privato presso investitori qualificati e operatori industriali, ad una quota non superiore al 40 per cento entro il 30 giugno 2013 e non superiore al 30 per cento entro il 31 dicembre 2015; ove siffatte condizioni non si verifichino, gli affidamenti cessano improrogabilmente e senza necessità di apposita deliberazione dell'ente affidante, rispettivamente, alla data del 30 giugno 2013 o del 31 dicembre 2015;”
CONSTATATO CHE
Per la gestione del servizio idrico integrato regionale, la Regione Sardegna ha istituito la società ABBANOA S.P.A, ossia una società pubblica soggetta alle norme di diritto privato, che oggi è a capitale interamente pubblico ma che, anche in virtù del DL Ronchi, potrebbe essere privatizzata breve.
RILEVATO CHE
Il processo di riorganizzazione del servizio integrato regionale ha suscitato allarme e preoccupazione in intere popolazioni in relazione all’ aumento dei costi, soprattutto dato il deficit di 80 milioni di euro nel suo bilancio,soprattutto per le conseguenze negative in termini di sopportabilità per i redditi delle fasce più deboli della società ed in relazione alla possibilità di mantenere l’ accesso ad un servizio fondamentale per l’ esistenza umana.

RITENUTO CHE
L’ acqua debba rimanere un bene pubblico fruibile da tutti i cittadini e gestito interamente nell’ interesse delle popolazioni e che a tal fine va garantito un governo pubblico e partecipativo del ciclo integrato dell’acqua, in grado di garantirne un uso sostenibile e solidale.
RITENUTO ALTRESI CHE
Il servizio idrico integrato è un servizio pubblico privo di rilevanza economico, da sottrarre alle leggi di mercato e da gestire esclusivamente attraverso enti di diritto pubblico. A tal fine deve essere garantito gratuitamente un quantitativo minimo vitale giornaliero, in particolare alle fasce sociali più deboli.

Tutto ciò premesso, il consiglio Provinciale del Medio Campidano, sulla base di quanto sopra, fa appello:
Al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Presidenti dei due rami del parlamento ( Camera e Senato) affinché il DL Ronchi venga uniformato ai principi di cui sopra e cancelli la privatizzazione dell’acqua;

IL Consiglio Provinciale del Medio Campidano
Impegna
Il Presidente della Provincia a dare ampia informazione di quanto sopra deliberato e a trasmettere il presente atto agli organi istituzionali il cui presente atto è rivolto.

F.to
Simona Lobina e altri

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