L’occhio della cronaca: la follia per immagini. A Palazzo Regio la mostra di Josto Manca

11 Mese de idas 2010
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(IlMinuto) – Cagliari, 11 dicembre - "Ho la sensazione di durare troppo, di non riuscire a spegnermi: come tutti i vecchi le mie radici stentano a mollare la terra. Ma del resto dico spesso a tutti che quella croce senza giustizia che è stato il mio manicomio non ha fatto che rivelarmi la grande potenza della vita".
Alda Merini, "La pazza della porta accanto"

"Una foto è sorprendente quando non si sa perché è stata scattata. Una foto è sovversiva quando suggerisce un pensiero e non uno spavento". Nella fotografia, c'è realtà e passato. Vi si confondono verità e realtà. Ogni fotografia, scriveva Roland Barthes ne "La camera chiara", non inventa nulla, ma ha il potere di far rivivere quello che è stato.  La fotografia non sa dire ciò che dà a vedere, è violenta, perché riempie di forza la vista. 24 scatti che arrivano da Villa Clara: scatti di un reportage degli anni Settanta dello storico fotografo de L’Unione Sarda Josto Manca, ora settantotenne. La galleria di corpi, di sguardi, di gesti fermati nel tempo dall’occhio non invadente di Manca parlano ancora oggi, dopo 35 anni. Sono il frutto di un’indagine, intrapresa da Manca col giornalista Giorgio Pisano su incarico del direttore Fabio Maria Crivelli, viste le morti sospette di tre ricoverati nell’ex manicomio cagliaritano.
Sono immagini che dovevano accompagnare gli articoli scritti da un giovane cronista, ma bastano a se stesse ancora oggi. Spalancate le porte del manicomio, si apre un universo che le rassicuranti abitudini dei “normali” non immaginavano di vedere. Un occhio discreto, quello di Manca, che rompe con le regole del vecchio scatto  di cronaca che indugiava sull’orrore, per restituire dignità alle persone fotografate, alle vite segregate dietro il muro.
"L’occhio della cronaca" è il titolo della mostra dedicata a Josto Manca a Palazzo regio, patrocinata dalla Provincia di Cagliari e organizzata da L’Unione Sarda. A rappresentare questo universo, nella locandina della mostra, l’immagine in bianco e nero di una donna che sorride, sdentata, affacciata alla porta di una cella. All’ingresso della sala, un pentaprisma con all’interno un video multimediale accoglie i visitatori della mostra: una varietà  e ricchezza d’immagini relative non solo a Villa Clara, ma anche all’Ospedale Psichiatrico di Dolianova.
Il pianoforte di Rubin Spielberg accompagna la lettura di alcuni passi tratti dal libro “Lista d’attesa”, dedicato all’esperienza oltre il muro. Quando Josto varcava le porte del manicomio cagliaritano con la sua macchina fotografica, a Trieste Franco Basaglia portava avanti il suo progetto di modernizzazione dell’ospedalizzazione psichiatrica, concretizzato nella legge 180 che porta il suo nome.
Il ricordo della lezione dello psichiatria italiano rivive anche nelle parole del presidente della Provincia, Graziano Milia, nell’introduzione del catalogo della mostra:  "La follia è una condizione umana", cita. "In noi la follia esiste ed è presente come la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d'essere".
Aggiunge di suo Milia: "La legge Basaglia prevedeva la chiusura immediata dei manicomi e molto altro. In realtà gli ultimi manicomi sono stati chiusi in Italia nell'ultimo scorcio del 2010, mentre sopravvivono strutture private che non si chiamano brutalmente manicomi ma lo sono a tutti gli effetti. Il nodo, a questo punto, è capire allora cos'è un ospedale psichiatrico. Cosa è stato davvero".
Ora Villa Clara non è più un lager, un manicomio: è un luogo di scambio civile, una scuola di scrittura. Tuttavia, tra il "si può" dimostrato da queste esperienze locali, il "si deve" della riforma in piedi da più di 30 anni, e il mondo dei cittadini utenti si è creata una sorta di circolo virtuoso, che ha generato aspettative di diritti e speranze sempre più riferite alla figura di Franco Basaglia.
Sono tanti i modi in cui si esprime questa domanda di diritti e di speranze, rovesciando i punti di vista precedenti al lavoro di Basaglia, e si traducono in associazioni e cooperative di familiari, utenti, operatori che fanno imprese sociali, abitazioni assistite, iniziative di cultura, sport, viaggi che spesso trovano spazio nei media e mettono in scena una follia ben lontana da quella "assenza d’opera" di cui scriveva Michel Foucault seguendo la nascita del manicomio.
Inoltre, non poca importanza hanno avuto le denunce degli abusi tutt’ora commessi nei servizi psichiatrici pubblici e privati: l’uso del trattamento obbligatorio come misura di sicurezza, la segregazione, la privazione degli oggetti personali e la restrizione nelle comunicazioni, fino alla contenzione fisica protratta tanto da causare la morte. Sono noti gli ultimi due casi oggetto di inchieste giudiziarie ancora in corso: quello di Giuseppe Casu, morto il 22 giugno del 2006 nel servizio psichiatrico del Ss. Trinità di Cagliari dopo sette giorni di contenzione ininterrotta, e quello di Francesco Mastrogiovanni, morto il 31 luglio 2009 nel servizio psichiatrico di Vallo della Lucania dopo tre giorni di contenzione documentata dalle telecamere poste a paradossale sicurezza dei ricoverati.
Entrambe queste vicende sono venute alla luce perché i familiari, sostenuti da una parte degli operatori, si sono rifiutati di subire le morti dei loro congiunti come esito infausto della malattia, convinti che sia "possibile assistere la persona folle in un altro modo", come diceva Basaglia in una conferenza del 1979.
Oggi si parla del fallimento della legge Basaglia, della riapertura dei manicomi, ma forse non ci si interroga abbastanza sulle carenze dei nuovi modi di assistenza. L’importanza della mostra risiede in questo: nell’essere testimonianza lucida di un inferno, quello cagliaritano di Villa Clara, vittima esso stesso delle norme allora in uso della psichiatria.
Le grandi stampe 50 per 70 di Josto Manca sono un’ulteriore occasione per ammirare il talento del reporter sardo: accanto alle immagini del servizio dedicato a Villa Clara rivivono quelle dedicate a Cagliari. La neve dell’85, Riva. E di fianco “la città dei matti”.
La mostra, inaugurata venerdì 3 dicembre, è allestita fino al 9 gennaio. L’ingresso è gratuito (dal lunedì a venerdì dalle 9.00 alle 20.00, il sabato e la domenica dalle 10.00 alle 14.00, dalle 16.00 alle 18.00).

V.V.
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