UN ANNO FA. Tra il dire e il fare. Nucleare, istruzione, occupazione, industria e precariato: il 2009 della Giunta Cappellacci

18 Mese de idas 2010
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(IlMinuto) – Cagliari, 19 dicembre 2009 – Mercoledì scorso il Consiglio regionale ha approvato, per la seconda volta nella storia dell’Autonomia regionale secondo i termini di legge, la Finanziaria regionale 2010: un provvedimento sbandierato dal presidente della Regione Ugo Cappellacci come “un risultato di valenza storica perché ripristina l’ordinarietà” e “un cambio di marcia rispetto al passato”. Quello di Cappellacci e della sua Giunta assomiglia molto al classico tentativo dello studente di evitare la bocciatura con un’interrogazione sufficiente, dopo aver preso una sfilza di brutti voti durante tutto l’anno scolastico. Perché il 2009 di una Sardegna in “debito d’ossigeno” e coinvolta in maniera devastante dalla crisi economica, ha messo in evidenza la poca consistenza di una Giunta regionale a “sovranità limitata” in ogni settore chiave: dall’energia all’istruzione, dal lavoro all’industria. Qualche esempio? “Non esiste una possibilità che il deposito nazionale delle scorie radioattive venga realizzato nel Sulcis o in un’altra zona della Sardegna. Non ci stancheremo mai di ripetere che la Sardegna non è disponibile ad ospitare nel suo territorio né una centrale nucleare, né il deposito nazionale delle scorie radioattive”, aveva dichiarato Cappellacci a metà settembre. Alle parole non sono però seguiti comportamenti coerenti. Il Presidente  – a differenza di quanto fatto dalle Regioni Campania, Lazio, Piemonte, Puglia, Emilia Romagna, Toscana, Calabria, Liguria, Marche, Molise e Basilicata – non ha impugnato di fronte alla Corte Costituzionale la legge che sancisce il ritorno del nucleare in Italia, la 93 del 2009.
Parole e fatti discordanti anche nel campo dell’istruzione: chi ha mai visto la promessa “rimodulazione” dell’accordo Baire-Gelmini sul lavoro precario nella scuola sarda? Anche in questo caso Cappellacci e la sua Giunta non hanno saputo sollevare la testa di fronte al “governo amico” di Roma. Autonomia “con guinzaglio” anche nelle politiche del lavoro e dell’industria.
Le responsabilità di una crisi economica di portata mondiale non possono essere attribuite a questa Giunta, ma le promesse elettorali, fatte a recessione avanzata, rimangono memorizzate nel web. Chi ha visto applicare quel “grande piano attento a risolvere le principali emergenze del breve periodo, rilanciando immediatamente gli investimenti, ma con una prospettiva temporale decennale di interventi, materiali ed immateriali, per la creazione di almeno 100mila posti di lavoro”?
Sinora la Giunta ha puntato tutto sul cosiddetto “Piano Casa” e la preoccupazione di garantire l’equilibrio tra le forze politiche che sostengono la maggioranza ha prevalso sull’emergenza occupazione. L’assessorato regionale del Lavoro ha trovato una guida, se non altro stabile, solamente all’inizio di novembre, al termine di lunghissimi mesi di silenzio dal palazzo di via XXVIII febbraio: un centro chiave per la gestione delle politiche dell’occupazione, in mano a Valeria Serra – nessun comunicato stampa pervenuto -  sino all’inizio di agosto e poi gestito per un breve periodo da Cappellacci. Stesso tipo di problemi all’assessorato dell’Industria, dove il giornalista Sandro Angioni – in quota ex An – ha sostituito Andreina Farris nel bel mezzo di vertenze chiamate Alcoa, Vinyls e Inpredil.
Anche la norma per la stabilizzazione dei precari approvate dal Consiglio regionale nel “collegato” alla Finziaria regionale non ha avuto per ora un felice destino: è stata impugnata di fronte alla Corte costituzionale dal Ministro Fitto.  Non solo, il comune di Cagliari – con un’amministrazione dello stesso “colore” di quella regionale – ad oggi ha chiuso le porte in faccia ai suoi 70 precari, alcuni dei quali pluridecennali. Lavoratori che – dopo lo sgombero di novembre sotto i portici di via Roma – hanno ripreso da qualche settimana il presidio permanente in piazza Matteotti, proprio di fronte al Palazzo comunale. “Possono stare fuori anche 30 anni”, aveva dichiarato il 12 novembre al Sardegna il sindaco Emilio Floris, ora occupato ad illustrare alla stampa gli spettacoli del Capodanno cagliaritano.
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