Da Roma a Sassari: la resistibile ascesa del neofascismo di CasaPound

30 Arbili 2011
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(IlMinuto) – Cagliari, 30 aprile – Nell’universo frammentato dell’estrema destra italiana, nella diaspora di partiti e gruppi che è seguita alla nascita di An dalle ceneri del Msi, CasaPound rappresenta senza dubbio la realtà emergente di questi ultimi anni. Tutto inizia ufficialmente alla fine del 2003, quando viene occupato uno stabile pubblico nel quartiere romano dell'Esquilino, “pugnalando a morte” l’idea dell’occupazione quale appannaggio esclusivo della sinistra dei centri sociali.  A questo primo atto seguiranno altre occupazioni, sia “a scopo abitativo” (dette “Osa”, acronimo pensato non casualmente, dal concetto di ”osare” tanto caro al fascismo), sia “non conformi”, creando spazi destinati a scopi sociali, culturali e, cosa più importante, al radicamento nel territorio. CasaPound non ha voluto costituirsi come partito politico tout court, bensì come associazione. Occorre comunque sottolineare il temporaneo ingresso del movimento nella Fiamma Tricolore, per uscirne poi nel 2008 acquisendo l’attuale nome di CasaPound Italia, e la candidatura nelle liste del Popolo delle Libertà di molti suoi tesserati in occasione delle elezioni amministrative del 2009. Fatto, quest’ultimo, che non mancò di attirare critiche sia per la compagine governativa, a causa della palese fede fascista dei candidati, sia per CasaPound stessa, accusata di manifestare in pubblico un’opposizione ferrea ai partiti nazionali e alle loro politiche antisociali, per poi salire senza problemi sul carro elettorale berlusconiano a caccia di una poltrona nei palazzi del potere.
Ultimo in ordine di tempo, l’avvicinamento di CasaPound al deputato transfuga ex Idv Domenico Scilipoti, che in nome della battaglia all’usura si è dichiarato disposto a presentare in parlamento proposte di legge del movimento neofascista. In Sardegna CasaPound è rappresentata dalla sede di Sassari, che nel suo piccolo è attiva, fra le altre cose, attraverso un costante ricorso a manifesti e striscioni, iniziative di pulizia di alcune aree pubbliche più o meno degradate con relativo volantinaggio, fiaccolate in occasione del Giorno del ricordo delle vittime delle foibe, oppure sit-in contro gli spettacoli circensi, in quest’ultimo caso occupando spazi e ricalcando le forme di protesta portate avanti dagli attivisti animalisti e vegani della città.
Di tutte queste azioni viene tempestivamente informato il principale quotidiano locale, che dedica quasi sempre un trafiletto al comunicato stampa diffuso dai militanti. Il programma, il pensiero e le iniziative ufficiali di CasaPound sono quantomeno, e volutamente, spiazzanti per chi era abituato al “classico” neofascismo, con una continua vampirizzazione da destra dello spazio semantico, di certe idee e lotte tipiche della sinistra antagonista.  Il movimento, appunto per evidenziare il suo stile di rottura, non si considera pedissequamente di estrema destra, ma si colloca all’interno di uno schieramento pensato ex novo, chiamato “estremocentroalto”. Nel calderone troviamo innanzitutto il progetto del Mutuo Sociale, ovvero la proposta di realizzazione di unità abitative da parte dello Stato, abitazioni da rivendere a prezzo di costo ai cittadini italiani che non sono in grado di potersi permettere una casa di proprietà, senza la necessità quindi di rivolgersi all’intermediazione delle banche, passando per l’opposizione allo strapotere delle multinazionali, alle politiche di privatizzazione, al precariato.
Tutta una serie di tematiche dall’impronta fortemente sociale e di indubbio interesse pubblico in tempi di crisi globale, senza però dimenticare l’annoso problema immigrazione, affrontato collocando al centro della propaganda la visione dell’immigrato vittima di un sistema internazionalista senza scrupoli, con la chiusura delle frontiere come unica soluzione possibile alla società multirazziale diventata oramai “multirazzista”.
Il linguaggio e la presentazione mediatica sono di fondamentale importanza: le strategie di CasaPound non vogliono assolutamente nascondere il suo retaggio fascista all’opinione pubblica, ma quantomeno porlo in secondo piano per promuovere un’immagine nuova e finalmente “presentabile”.
Simboli storici come la croce celtica vengono messi da parte in favore del più rassicurante emblema della tartaruga, si evitano posizioni dichiaratamente xenofobe per trincerarsi dietro slogan quali “0% Razzisti, 100% Identitari” e missioni umanitarie in Kenya, vengono organizzati dibattiti che si propongono di accogliere chiunque, da destra o da sinistra, voglia liberamente confrontarsi con l’associazione.
Singolare è l’appropriazione e l’interesse attorno a figure atipiche per l’immaginario dell’estrema destra nazionalista, quali Ernesto “Che” Guevara, il cantante Rino Gaetano, la cui commemorazione da parte di CasaPound non è stata accettata di buon grado dalla famiglia, l’attivista nordirlandese Bobby Sands, morto esattamente trent’anni fa durante uno sciopero della fame (anche qui, lo sfruttamento della sua immagine è stato stigmatizzato dall’organizzazione che detiene i diritti delle sue opere), e addirittura Capitan Harlock, il “pirata tutto nero” dell’omonimo manga di Leiji Matsumoto, che viene imbarcato sulla nave neofascista anche attraverso un pretenzioso accostamento ideale fra l’autore e lo scrittore Yukio Mishima.
Uno dei nemici dichiarati è, e non poteva essere diversamente, l’antifascismo, specie nelle sue declinazioni più attive e intransigenti. Filtrato attraverso gli occhi dei militanti, il loro linguaggio e la loro propaganda, l’antifascismo diviene niente più che l’inseguimento di una chimera, un pensiero e un modus operandi anacronistico, fondamentalmente reazionario, figlio dell’odio e di una cultura della violenza che si sperava fosse morta e sepolta con gli anni di piombo.
Nei numerosi casi di scontro fra elementi di CasaPound, o di sue dirette emanazioni come il movimento Blocco Studentesco, e militanti di sinistra, la strategia è quella di manifestare irriducibilità, forza e valore a beneficio dei sentimenti della base da un lato, e di inseguire l’appoggio dei media e la solidarietà della classe politica dall’altro, in modo da poter imporre la propria versione dei fatti, ovvero la sistematica denuncia dell’aggressione antifascista.
I “fascisti del terzo millennio” sono sempre di più (2600 tesseramenti in un solo giorno, all’apertura della campagna d’iscrizione 2011), organizzati e agguerriti, al grido di “avanti e più avanti ancora!” acquistano consensi fra i giovani, cercano legittimità politica attraverso aperture al libero confronto dialettico e le numerose iniziative di solidarietà, mentre nelle strade continuano gli scontri: come questo martedì notte, quando a Roma quattro ragazzi e due ragazze fra i 16 e i 19 anni, fra i quali un appartenente ai collettivi studenteschi di sinistra, sono stati accerchiati e picchiati da una quindicina di persone armate di mazze e spranghe.
Fra gli aggressori sarebbe stato riconosciuto un esponente di CasaPound, che, come da prassi consolidata, ha rispedito le accuse al mittente, dichiarando la totale estraneità ai fatti, e denunciando una strategia fatta di falsità che mira a screditare il movimento per arrivare allo sgombero di una recente occupazione a scopo abitativo.
Il neofascismo non si accontenta più di essere uscito, tirato a lucido, dalle “fogne” in cui i suoi oppositori avrebbero voluto relegarlo per sempre: ora mira al potere, e vuole arrivarci passando per la porta principale, alla luce del sole.
Michele Cavaliere
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