Cappellacci commissaria le Province. Una riflessione di Alessandro Corona

20 Làmpadas 2013

(IlMinuto) - Cagliari, 20 giugno - L’attuale situazione politica e amministrativa della Sardegna ci spinge ad esaminare il tema della riforma e del riordino degli Enti locali della Sardegna, e ad esprimere una forte contrarietà nei confronti della Giunta regionale, sia per la politica dei rinvii e delle proroghe, che per l'azione di delegittimazione svolta nei confronti delle Province.

E’ evidente che manca una vera politica di riforma, manca il senso vero e profondo della democrazia. Ciò porta all’ipotesi di una legge di riordino che appare come un'anatra zoppa, perché manifesta la sua incapacità di comprendere e valorizzare le importanti funzioni e le competenze svolte dagli Enti locali.

Un’altro dato allarmante è la totale assenza di interesse nei confronti del destino dei lavoratori delle società partecipate e delle conseguenze che ne potrebbero derivare. Non si valuta nemmeno l'importanza dei servizi che attraverso queste società vengono erogati.

A questa situazione di incertezza, di incuria, di incapacità si aggiungono i tagli iniqui e insopportabili ai bilanci delle Province (-25 %), operati negli ultimi anni dal Governo Nazionale. Il Governatore della Sardegna ha evidentemente sottovaluto il complessivo effetto che tale diminuzione di risorse avrebbe avuto sui servizi e sulle funzioni delle Province: manutenzione ordinaria, straordinaria e messa in sicurezza degli edifici scolastici, servizi offerti agli alunni disabili nelle scuole superiori, manutenzione di migliaia di Km di strade provinciali, funzionamento dei centri per l'impiego, verifica e manutenzione tutela ambientale e dissesto idrogeologico. Non è più un’allarme, si sta mettendo a serio rischio la stessa capacità di poter continuare a garantire ed erogare i servizi essenziali offerti ai cittadini.

Il destino delle Province è giustamente legato ad un disegno globale di riordino, frutto della necessità di razionalizzare la macchina statale, ma non può e non deve essere legato al becero interesse di chi vuole tenere in piedi una maggioranza che, in questi anni, ha perso le sfide politiche e sociali, come testimoniato dalla crescita delle povertà e della disoccupazione in Sardegna.L'approvazione di una legge di riordino non può e non deve prescindere da una doverosa fase di confronto, discussione e approfondimento che fino ad ora non ci sono stati. Tutta la vicenda viene gestita attraverso interventi demagogici e populisti, in classico stile berlusconesco. Il rispetto della volontà dei sardi, che sono andati a votare i referendum, non deve essere visto come la possibilità o meno di prendere un provvedimento qualsivoglia (peraltro illegittimo come ribadito dalla Corte Costituzionale), ma altresì deve essere legato a fatti giuridici, proposte serie, che permettano di trovare le migliori soluzioni per il governo dell'isola.

Per questi motivi ci sentiamo di condividere e sostenere la posizione espressa, più volte, dal Consiglio delle Autonomie Locali, oltreché dall'Unione Province Sarde.

Noi riteniamo che sia necessario che la Sardegna approvi una legge capace di prevedere tre livelli territoriali: la Regione quale Ente legislativo e di programmazione. Le Province ridotte nel numero ma potenziate nelle competenze, quali Enti intermedi di 1° livello, capaci di iniziativa di governo reale del territorio di area vasta. Infine i Comuni come fondamentali presidi del territorio, valorizzati e messi nella condizione di rispondere concretamente ai bisogni dei cittadini.

In attesa di una seria e utile legge di riordino degli Enti Locali, riteniamo che sia necessario garantire la proroga del mandato amministrativo delle Province, fino alla scadenza naturale. Diciamo no, con ferma contrarietà, al provvedimento di commissariamento.

L'idea malsana del commissariamento (atto illegittimo e incostituzionale), partorita da Cappellacci e dal centro-destra, deve essere scongiurata. Si tratta di un’atto politico gravissimo che, oltre a minare la democrazia, metterebbe a rischio servizi essenziali resi ai cittadini e ai territori amministrati. Così come tempo fà, da comunisti sardi, votammo contro all’aumento del numero delle Province, ritenendo che fosse possibile aumentare i servizi ai cittadini senza per questo attivare nuovi Enti, oggi, lanciamo l’allarme contro il tentativo di commissariamento delle Province sarde. Si tratta di un allarme che vuole difendere la democrazia, la rappresentanza territoriale, un allarme che vuole scongiurare l’accentramento dei poteri nelle mani di pochi, un’allarme che vuole dare dignità alla politica della condivisione e della collegialità. Un’allarme che vuole difendere i diritti dei cittadini. Poca cosa sarebbe, poter dire domani: “Noi l’avevamo detto!!!”. Se Cappellacci vuole commissariare le Province, è bene che qualcuno commissari Cappellacci. Di una cosa siamo certi, contro questo ingiusto provvedimento sarà lotta dura, in attesa delle elezioni regionali che sanciranno ufficialmente il disastro di questa arrogante e incapace amministrazione regionale.

A.C.

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