Nasce l’indipedentismo partecipativo. Una riflessione di Cristiano Sabino

13 Cabudanni 2013
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(IlMinuto) – Cagliari, 13 settembre – In questa terra dove sembra regnare la rassegnazione e il fatalismo e dove ogni volta che qualcuno cerca di muovere un dito viene bollato con lo slogan castigliano “pocos, locos y maleunidos” è successo un fatto nuovo.
Più di duecento persone si sono svegliate una domenica all’alba, hanno preso l’auto e si sono dirette a Ghilarza per decidere cosa fare alle elezioni sarde del 2014. Qui si sono riunite, hanno deciso democraticamente il modus operandi dei lavori assembleari, hanno discusso, si sono scontrate, a volte si sono anche mandate a quel paese e poi, hanno limato le differenze e trovato una sintesi. Quindi hanno votato praticamente all’unanimità, dopo averli abbondantemente discussi ed emendati, due documenti, uno politico e uno organizzativo. Nel primo si dichiara che è giunta l’ora di costruire le fondamenta del fronte unito indipendentista. Nel secondo si delinea il percorso concreto di tale costruzione, attraverso la costituzione di comitati provinciali che discutano liberamente i punti programmatici ed eleggano i propri delegati al comitato nazionale.
Come spesso accade nella storia le cose più semplici sono anche quelle più rivoluzionarie. Finora nessuno ci aveva provato, ma a Ghilarza è venuta fuori la comune esigenza di rendere finalmente diretto e partecipativo il dibattito indipendentista. Diciamo la verità, nel mondo indipendentista nessuno si aspettava il successo dell’Assemblea di Ghilarza, anzi qualcuno si augurava addirittura un suo fallimento. Invece il tavolo da gioco è stato ribaltato e i partecipanti all’assemblea di Ghilarza hanno posto al centro del dibattito politico due questioni fondamentali: la coerenza e la partecipazione. Fino a ieri sembrava che parlare di indipendentismo significasse ormai accettare di “fare patti col diavolo”, accordarsi con il centrosinistra italiano, appiattirsi sul grillismo, fondare neologismi vuoti come “sovranismo” o guardare dalla finestra l’eterno oscillare del Psd’Az.Come una buona ventata di maestrale gli indipendentisti riuniti a Ghilarza hanno riportato sui piedi la discussione e hanno affermato a gran voce che non ci può essere indipendentismo senza coerenza e senza democrazia. Tutto il resto passa in secondo piano rispetto a questa grande lezione, persino l’argomento delle prossime elezioni sarde per cui domenica scorsa ci siamo alzati presto e abbiamo fatto così tanta strada. Evidentemente a Ghilarza nell’aria c’era qualcosa di più in ballo rispetto alla discussione di una scadenza elettorale. C’era la voglia di riformare l’indipendentismo a partire dal suo agire. C’era la voglia di poter contare finalmente qualcosa nelle decisioni dopo anni di attività laboriosa ma silenziosa nel dietro le quinte. C’era la paura di vedere le lotte e gli avanzamenti di decenni essere messe all’asta per un piatto di lenticchie. C’era la preoccupazione di vedere tanti personaggi influenti del clientelismo e della casta italiana rifarsi il belletto per saltare sulla barca dell’indipendentismo. E infine c’era anche la stanchezza di vedere la lotta di liberazione nazionale ridotta ad uno sterile toto governatore, toto assessori e toto alleanze. Ecco perché tanta partecipazione e tanto senso di responsabilità. Ecco perché ore e ore di riunione in un clima composto e sereno nonostante le notevoli differenze dei presenti in sala.
Possiamo affermare che a Ghilarza inizia un percorso nuovo dell’indipendentismo che metterà in crisi la tendenza al personalismo e al leaderismo che tante volte ne hanno ingessato il pensare e l’agire? Nel giro di breve tempo avremo la risposta. Certo è che a Ghilarza abbiamo visto un fatto nuovo che nessuno può trascurare: quando tutto sembra perduto, quando la fonte sembra ormai secca e quando la vecchia maledizione di Carlo V sembra affermarsi come verità apodittica, allora dalle radici di questa terra affiorano uomini e donne determinati a portare avanti la lotta per l’indipendenza con una forza e una intelligenza inedita.
Ora non resta altro che rimboccarsi le maniche e rafforzare con cura e amore questo nuovo germoglio di democrazia e coerenza. Sa die nostra at a bennere!

Cristiano Sabino

Fotografia di Francesco Ziccheddu
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