Documento: lettera del portavoce del Comitato "Libertade pro Bruno" al direttore della Nuova Sardegna in occasione della sottoscrizione di un abbonamento trimestrale per Bellomonte (6 ottobre 2010)

7 Ottobre 2010
Oggi 6 ottobre 2010 un gruppo di minatori, operai e compagni hanno sottoscritto un abbonamento trimestrale (perchè lo vogliamo libero presto) alla Nuova Sardegna per Bruno Bellomonte. Riceverà il giornale nel carcere di Viterbo in cui è stato trasferito da breve tempo. Il caso Bellomonte – arrestato il 10 giugno 2009 con l’accusa, basata solo su intercettazioni, di avere preso parte ad un tentativo di riorganizzazione del brigatismo rosso in vista del G8 de La Maddalena – non ha colpito i cuori dei garantisti del “Bel paese”. Eppure il cittadino, il dirigente politico, il ferroviere Bruno Bellomonte è in carcere ormai da un anno e tre mesi. L’indipendentista di sinistra è stato arrestato il 10 giugno  2009 a Roma e dopo qualche settimana trasferito nel penitenziario Siano (Catanzaro) e ora a Viterbo.
Il caso di un cittadino “sepolto per le sue idee”, come ha detto il portavoce di A Manca pro s’Indipendentzia Cristiano Sabino. Il conformismo e l’autocensura sono forse i primi e i più efficaci bavagli della stampa italiana e sarda. A Bellomonte – candidato a sindaco della città di Sassari per A Manca pro s’Indipendentzia – non è stata data la possibilità di presentare le idee e i programmi del suo partito agli elettori in tv e sui giornali ed è stato negato anche il diritto di voto. Ma, nonostante il bavaglio, ben 931 cittadini sassaresi (1,3 per cento) lo hanno indicato come primo cittadino del capoluogo turritano. Nel suo caso – come in quello di centinaia di altri detenuti sardi – è stata inoltre fatta carta straccia del principio della Territorialità della pena, nonostante le 3mila firme raccolte per chiederne l’applicazione. Alla detenzione nel carcere più difficilmente raggiungibile dalla Sardegna si è poi aggiunta l’ingiustizia del licenziamento da Trenitalia. “La società ha dimostrato – ha sottolineato il sindacato di base Orsa – un atteggiamento preventivo e pretestuoso nei confronti di Bruno. Il Contratto collettivo nazionale di lavoro parla chiaro: il licenziamento senza preavviso è previsto in caso di condanna passata in giudicato”. Contro il licenziamento ha promosso un appello nazionale il “Minatore rosso”, Antonello Tiddia (Rsu Carbosulcis), che vede tra i primi firmatari lo scrittore Valerio Evangelisti. Noi con questo piccolo gesto vogliamo stare vicini a Bruno e ai suoi familiari, informare l'opinione pubblica su questo caso assurdo e sperare che il tutto si risolva al più presto.
“Non conosco personalmente Bruno Bellomonte, ma, da notizie avute da numerose compagne e compagni, posso dire con certezza che Bruno è ferroviere capostazione a Sassari. Un compagno tra i più stimati e conosciuti in Sardegna per antica militanza sociale e sindacale, è un personaggio pubblico che non ha niente da nascondere. Bruno Bellomonte è un militante del Partito indipendentista sardo A manca pro s’Indipendentzia. E’ stato candidato nelle ultime elezioni regionali sarde nella lista Unitade Indipendentista; quindi il suo agire è antitetico a quello delle Brigate rosse. Personalmente rilancio con forza la richiesta, che a Bruno venga riconosciuto il diritto di scontare la custodia cautelare in Sardegna”. Questo ho scritto in una nota, pubblicata sul mio blog personale, il sincacalista Rsu Carbosulcis Antonello Tiddia. Il “Minatore rosso” esprimendo piena solidarietà a Bruno Bellomonte, militante di A Manca pro s’Indipendentzia arrestato a giugno con l’accusa di aver preso parte ad un tentativo di ricostruzione delle Br. Da allora ho avviato un rapporto epistolare con Bellomonte, attualmente detenuto nel carcere di Siano-Catanzaro. Abbiamo fatto ugualmente l’abbonamento anche se voi non siete stati teneri ed obiettivi nei confronti di Bruno . Riporto un pezzo di un vostro articolo sul caso Bellomonte :
Volevano “Bombardare con modellini radiocomandati le navi destinate ad ospitare le delegazioni del G8 alla Maddalena”. Ribadisco che un giornalista serio avrebbe avanzato qualche domanda del tipo: bombardare con che cosa? bombe, ordigni nucleari, missili? Gli organizzatori né erano già in possesso? Se si come le avrebbero trasportate in Sardegna e dove le avrebbero immagazzinate? Oppure con chi erano in contatto per procurarsele? E di quale struttura e piano disponevano per potersi permettere di bombardare navi che sicuramente sarebbero state circondate da un cordone di sicurezza inavvicinabile da chilometri e chilometri di distanza?
Bombardare con “modellini radiocomandati”? quali modellini, tipo giocattoli per bambini o cosa? esistono? son stati trovati?
Se questo vi sembra giornalismo intelligente ed obiettivo ( o vi dettato quello che dovete scrivere? ) lascio giudicare a coloro che leggeranno queste righe.

Antonello Tiddia

RSU Carbosulcis

Portavove Comitato Libertade Pro Bruno – Traballadores pro Bruno Bellomonte
© RIPRODUZIONE RISERVATA