Documento approvato dall'assemblea plenaria Coordinamento Precari Scuola Oristano del 25 gennaio

28 Gennàrgiu 2010
Documento programmatico presentato durante i lavori dell’Assemblea Plenaria svoltasi in data 25/01/2010

Premessa


Dopo un periodo di febbrile attività, giovedì 7 gennaio si sono conclusi i lavori preliminari del Tavolo Tecnico, fortemente voluto dal CPS e indetto dall'Amministrazione Provinciale.
Si ha avuto modo di coinvolgere, mediante una serie di incontri promossi dalle varie Unioni dei Comuni, tutti gli Amministratori locali, i Dirigenti Scolastici di ogni ordine e grado e i Sindacati, affinché ogni distretto territoriale della provincia oristanese, potesse venire considerato in base alle proprie specificità.


Queste riunioni, pur non avendo elaborato finora proposte concrete sono servite a sensibilizzare e informare circa le conseguenze delle scelte del governo Berlusconi in materia di Istruzione.


Risulta difficile, infatti, scindere la situazione locale da un preciso progetto, in atto ormai da qualche decennio, che solo di recente ha subito una brusca accelerata atta a ridefinire il profilo e le competenze in materia di Istruzione.
L’intento appare lampante persino ai più ottimisti: l’Istruzione pubblica, considerata una voce superflua e dannosa per i bilanci statali, lentamente ma inesorabilmente sta divenendo una nuova frontiera di possibile profitto per i Privati, in via di inserimento nel mondo della scuola mediante “l’anticamera” del riordino delle Scuole Superiori in vigore dall’ A.S. 2010-11 e definitivamente riconosciuti nella loro funzione con il disegno di legge Aprea .


I dati OCSE da tempo segnalano ora le innumerevoli mancanze e inefficienze ora la mancanza di competitività del nostro sistema scolastico rispetto a quelli presenti nell’UE.
Questi dati da soli, però, non sono in grado di spiegare il declino dell’istituzione scolastica, finchè non verranno integrati con quelli seguenti:


- Negli anni ’70, il 17% del PIL nazionale veniva destinato all’Istruzione Pubblica; negli anni ’90 la somma investita scendeva al 4,9%, fino a giungere all’attuale 2,8%;
- L’attuale governo ha stabilito un taglio quadriennale all’Istruzione Pubblica che ammonta a circa 8,5 miliardi, mentre negli ultimi 4 anni il finanziamento alle scuole private è aumentato sistematicamente;
- Un rapporto del Miur , datato marzo 2009, denuncia che dal 1998 al 2008 , il personale precario è passato da 64mila a 141mila unità. Ogni 6 insegnanti a tempo indeterminato, uno convive quotidianamente con la precarietà della propria esistenza e della propria professionalità. Le conseguenti ricadute nella continuità didattica e dunque nella qualità dell’insegnamento e apprendimento, sono l’effetto di un personale docente poco tutelato, valorizzato e soprattutto mai assunto definitivamente.


L'ultima pubblicazione di Bankitalia, a cura degli economisti Federico Cingano e Piero Cipollone,confermando le nostre preoccupazioni, sostiene che se lo Stato aprisse i rubinetti nell'istruzione, ne otterrebbe discreti vantaggi. Basterebbe - sostengono - spendere una cifra, netta, tra i 2.900 e i 3.700 euro pro capite.
Un anno in più sui banchi di scuola, infatti, rende, nel medio, lungo periodo, l'8,9% e raggiunge il 9,1% nelle regioni del Sud. Molto più, per esempio, di un titolo di Stato, come bot, cct, obbligazioni (rendono, in media, l'1,9%), o di un bond societario. O, più semplicemente, di un investimento azionario: in 50 anni il rendimento reale lordo di un'azione non supera, infatti, il 5,2 per cento. A trarne più profitto di tutti sono i laureati. Complessivamente, una laurea frutta il 10,3%, mentre l'aver superato l'esame di maturità, il 9,7 per cento. Svetta il Mezzogiorno, dove la laurea arriva a rendere il 12,3%, contro, per esempio, l'8,3% del Nord-Ovest. Inoltre, un colletto bianco, nel medio, lungo periodo, guadagna almeno il 50% in più di un semplice diplomato. Anche il ragazzo che si è fermato alla maturità, in prospettiva, porta a casa stipendi più alti del 15%-30% rispetto a un giovane in possesso della sola licenza media.



Riteniamo dunque indispensabile creare un fronte unico, rappresentato dai Comuni, Provincia, Personale della scuola, Sindacati , per far sì che le Istituzioni interessate prendano atto delle problematiche in corso che si stanno traducendo in perdita occupazionale e smantellamento di un servizio costituzionalmente riconosciuto come quello offerto dalla Scuola.


A riguardo, il Coordinamento Precari Scuola avanza le seguenti richieste:


Agli Amministratori degli Enti locali, ai Sindaci, alla Giunta Provinciale e a tutti i consiglieri, nonché ai parlamentari eletti in Sardegna chiediamo:
• di impegnarsi perché si apra una vertenza Stato- Regione che porti al ritiro dei tagli derivanti dalla Legge 133 e dalla Legge 138 del 2008


Alla Provincia chiediamo:
• una maggiore tutela e difesa del diritto alla studio nel nostro territorio, dato che la provincia di Oristano è stata la più penalizzata dai tagli nel corrente anno scolastico;
• una deroga per un anno all’applicazione della Legge 133 e la predisposizione di un piano provinciale in collaborazione con l’Unione dei Comuni;
• Cospicui investimenti nell’edilizia scolastica (laboratori, messa a norma etc) che garantiscano la qualità del servizio e la sicurezza sia degli operatori sia della popolazione studentesca;
• La difesa delle scuole dei piccoli centri, salvo casi specifici come le pluriclassi da convertire in "classi aperte";
• Un impegno incondizionato volto alla tutela, salvaguardia e ripristino dei posti di lavori persi nell’anno corrente, del personale docente e non docente.



Alla Regione chiediamo:


• di aprire una vertenza con lo Stato che porti al ritiro dei tagli derivanti dalla Legge 133 e dalla Legge 138 del 2008
• l’approvazione di una legge regionale al fine di favorire la permanenza della popolazione nelle aree territorialmente disagiate ed a rischio di forte decremento demografico , mediante la promozione di interventi atti a valorizzare e mantenere le scuole in tali aree attraverso:
la concessione, con le modalità ed i criteri annualmente definiti dalla Giunta regionale di un contributo finanziario assegnato alle Comunità per la copertura dei costi sostenuti per l’impiego di personale nella scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado, nell’ambito di iniziative finalizzate al mantenimento dell’offerta scolastica, alla razionalizzazione di particolari realtà pluriclasse, ad attività integrative.


• che si faccia carico delle eventuali ore perse non attraverso il finanziamento di progetti inutili. A tale proposito si ricorda che in data 22 settembre il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno che prevedeva di “sperimentare un modello organizzativo, in deroga alla legislazione nazionale vigente, anche ai sensi della legge n.. 244 del 2007, commi da 417 a 425, volto a innalzare qualità ed economicità del servizio di istruzione, consentendo che, a costi invariati, sia la Regione a determinare il numero di alunni per
ordine di scuola, per comune, per unità scolastica e per classe e la struttura oraria delle cattedre;


• che , mediante una legge apposita, si rivedano i parametri circa composizione delle classi. Pertanto si richiede che nelle singole classi si preveda il tetto massimo di 22 alunni più 1 e l’inserimento di max 1 alunno disabile ogni 20 per classe, in ragione di un rapporto docente-alunno qualitativamente efficace. Questo in un’ottica che tenga conto dei bassi livelli di apprendimento degli studenti sardi (come da dati OCSE e INVALSI), nonché della particolare configurazione geomorfologica, della viabilità sul territorio isolano e la relativa distribuzione della popolazione sullo stesso, nella convinzione che il sovraffollamento nelle classi vada a detrimento della qualità della didattica e, nel contempo, della salvaguardia delle norme in materia di sicurezza.


Ai Dirigenti Scolastici chiediamo di:
• denunciare le situazioni in cui non sono rispettate le norme di sicurezza;
• non utilizzare per sostituzioni i docenti di sostegno sottraendoli alla classe in cui sono inseriti alunni disabili;
• nominare i docenti anche per supplenze inferiori a 15 giorni / 5 giorni, come da circolare ministeriale (nota MIUR 06..10.09 prot. N°14991);
• assicurare agli studenti le attività alternative all’insegnamento della religione;
• non utilizzare i docenti precari assunti per svolgere i progetti RAS, per sostituire i colleghi assenti;
• collaborare alla compilazione di un questionario predisposto dal CPS per tracciare un quadro della situazione delle scuole della provincia



Ai Sindacati chiediamo:
• che sia dia vita ad una efficace campagna sindacale contro qualsiasi forma di precariato selvaggio che sottrae sicurezza e dignità ai lavoratori;
• una difesa ad oltranza dei posti di lavoro e la richiesta di immediato ripristino di quelli persi nell’A.S. in corso;
• una pressione sui vertici nazionali delle rispettive organizzazioni affinchè si chieda il ritiro:
dei tagli derivanti dalla Legge 133 e dalla Legge 138 del 2008
della Riforma delle Scuole Secondarie di Secondo Grado in vigore dall’A.S. 2010-11
del disegno di Legge Aprea
Inoltre chiediamo che:
• si rifiutino pseudo -ammortizzatori sociali come il cosiddetto “salva precari “ ( D.L. 134, 25/09/09), perché iniquo in quanto esclude una parte consistente dei lavoratori senza aggiungere nulla ai diritti già acquisiti;
• concorrano all’indizione di uno sciopero generale di tutte le sigle sindacali (così come per lo sciopero del 5 febbraio), e si impegnino a sostenere tutte le forme di mobilitazione possibili come lo stesso blocco degli scrutini;
• tramite le RSU vengano convocate delle assemblee nelle singole scuole e che, attraverso la contrattazione di istituto, si tutelino realmente i diritti dei docenti precari e non.


Nel confidare nell’impegno comune, chiediamo che il presente documento venga sottoscritto dai soggetti citati






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